ROMA - Roberto Scarpinato, procuratore generale a Caltanissetta, attraverso una intervista rilasciata a Corradino Mineo (Il Caffč di RaiNews), ha voluto spingere i giovani italiani, che a migliaia hanno invaso le strade di Palermo e non solo, a trovare altre veritā sulla mafia, sulla vita di cosa nostra. Con le sue parole ha tentato di metterli non solo sul binario di Falcone e Borsellino e su quello di Riina e Provenzano. Ci sono altre cose da sapere, che i giovani italiani, gli studenti, devono conoscere.
"Non esistono solo i giudici come Borsellino e Falcone da una parte e i mafiosi Riina e Provenzano dall'altra. La storia non č questa, o non č solo questa - ha affermato, in modo molto netto Scarpinato -. In mezzo non c'č un popolo di innocenti. I processi degli ultimi venti anni hanno dimostrato l'esistenza di un vasta generazione di colletti bianchi, non mi riferisco solo a medici, architetti e avvocati, capi organici della mafia. Intendo anche uomini delle istituzioni: ci sono sentenze definitive che riguardano presidenti del consiglio, ministri, vertici dei servizi segreti, assessori regionali, capi della polizia. Senza il mondo dei colletti bianchi, questo Paese dei Riina e dei Provenzano si sarebbe liberato da pių di un secolo. Ai ragazzi raccontiamo, continuiamo a raccontare, una storia non vera. A loro non diamo gli strumenti per capire che cosa č la mafia, facciamo conoscere solo la bassa macelleria giudiziaria, estorsioni, Riina e Provenzano. Andando avanti cosė, loro non sapranno misurarsi col vero cuore di tenebre della mafia".
In un altro passaggio del lungo faccia a faccia con Mineo, il procuratore č stato chiarissimo: "La sentenza della vicenda Andreotti ha accertato che mentre Mattarella tentava di rifondare la politica siciliana, Giulio Andreotti si č incontratto con i suoi assassini, ha saputo chi erano, ma li ha coperti con il suo silenzio per tanto tempo. All'interno del Partito comunista italiano č stato accertato che vi erano dei personaggi ai tempi di La Torre che avevano rapporti con i mafiosi, La Torre li voleva emarginare. Ma non furono emarginati. Nella magistratura c'erano Falcone e Borsellino, ma c'erano anche altri magistrati che si voltavano dall'altra parte quando si doveva indagare sui mafiosi, o addirittura li raccomandavano".
Queste, sono considerazioni, parole chiare e forti, che i giovani italiani devono analizzare attentamente, fare proprie, sia per cercare di entrare nelle veritā sia per non farsi strumentalizzare da chi vive di retorica. Nel senso spregevole di questo termine.
di Giuseppe Rapuano
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