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Umberto Bossi come Albrecht von Wallenstein. Ucciso da quelli della sua parte

bossi ROMA - Umberto Bossi come Albrecht von Wallenstein. Quest'ultimo venne ucciso dai suoi, da quelli della sua parte. Se si va alla ricerca di una similitudine storica nel '600 di Masaniello, la parabola del Senatur ricorda quella dell'ultimo dei grandi condottieri, capace di conquistarsi dal nulla un territorio e un principato grazie al suo fiuto politico spregiudicato e alla straordinaria capacità di approntare eserciti e di guidarli in battaglia.
Dalle pagine finali del libro di Giuseppe Baiocchi "Bossi. Storia di uno che (a modo suo) ha fatto la storia", prefazione di Giuseppe De Rita (Lindau Srl, 2011), si evince un ritratto particolare, con un ardito paragone, dell'uomo che ha guidato - e forse ancora ha un minimo di voce in capitolo - la Lega Nord per tantissimi anni.
"Come il generalissimo boemo, principale protagonista della Guerra dei Trent'Anni, che segnò i destini d'Europa - scrive Baiocchi -, si coglie in Bossi la costanza e la disinvoltura di saper navigare nei flutti del proprio tempo e di saper trarre dalle proprie risorse il massimo vantaggio".
In Bossi e Wallenstein c'è una singolare avventura umana, carisma solitario, genialità tattica e abilità movimentista nel campo di posizione e di schieramento. Ma è utile in questo periodo storico sia della Lega sia del suo leader, cambiato dalla malattia, evidenziare anche la sorte dei due uomini, delle due figure.
"La fine di von Wallenstein si compie tragicamente quando ormai carico di troppo potere diventa attore indipendente di una vicenda storica guidata dalle monarchie consolidate. Viene ucciso dai suoi, da quelli della sua parte, perché - racconta lo scrittore nato a Milano - nello scacchiere politico è una figura che «ci cresce...»".
La stessa incognita che presiede alla lunga all'avvenire di Bossi, a questi suoi momenti tra famiglia e amici-nemici-amici politici e non.
"Dentro il suo mondo si intravede il suo declino. Quando cioè ci sarà chi per ambizione personale e mediocre, vorrà agire per riportare le cose nell'alveo sempiterno di quel «paradosso del Nord», che cistituisce forse la vera cifra distintiva della storia unitaria", decreta Baiocchi.

di Giuseppe Rapuano
Data:  27/4/2012   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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