ROMA - Cinquew.it ha chiesto alle donne italiane un contributo scritto su una figura femminile apprezzata per le sue gesta, il suo coraggio, la sua cultura. Anche non più tra noi. Di seguito l'intervento di Maria Calabretta.
Ringrazio il direttore di Cinquew.it per aver ospitato questo mio contributo su un tema importante che riguarda le donne, in particolare quelle figure femminili che si sono distinte per il loro impegno, il loro coraggio, il loro valore, la loro cultura. Ho scelto di parlare di una donna che è stata una protagonista della vita politica italiana e che ha fatto moltissimo per l'affermazione dei valori democratici nel nostro Paese: Tina Anselmi.
Colpisce la spontaneità con la quale, a soli diciassette anni, Tina Anselmi si unisce alla Resistenza italiana: dopo aver visto un gruppo di giovani partigiani impiccati dai fascisti, diventa 'staffetta' della Brigata Cesare Battisti.
Si iscrive nel 1944 alla Democrazia Cristiana ed inizia a partecipare attivamente alla vita del partito.
Si laurea all’Università Cattolica di Milano e insegna alle scuole elementari. Si impegna attivamente nel sindacato. Viene eletta come membro del comitato direttivo dell’Unione Europea Femminile, di cui diventa anche vice-presidente.
Nel 1959 entra nel Consiglio nazionale dello Scudo Crociato e nel 1968 viene eletta alla Camera dei deputati. Assume importanti e prestigiose cariche politiche a livello nazionale.
Nel corso del suo lungo mandato parlamentare ha fatto parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali.
Diventa ministro del lavoro nel 1976, la prima donna Ministro italiana. Successivamente, nel 1978, ricopre l’incarico di ministro della Salute ed è tra le fautrici del Servizio sanitario nazionale. Dal 1981 al 1985 è Presidente della Commissione di inchiesta sulla P2, incarico che svolge con coraggiosa coscienza, opponendosi a quei poteri che tentarono di sostituirsi alle istituzioni democratiche del Paese.
Tina Anselmi è stata un esempio di coerenza, libertà, integrità morale, sia nella sfera privata che in quella pubblica.
E' ancora forte in lei il convincimento che “l’idea deve guidare la nostra vita e non l’opportunità contingente”.
L'impegno di Tina Anselmi, insieme a quello di tante donne e di tanti uomini, non deve essere dimenticato, soprattutto in questa fase storica difficile, nella quale purtroppo la politica mostra spesso la faccia dell'opportunismo senza regole.
Sono bellissime, vere e sempre attuali le parole pronunciate dall'Anselmi: “La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. E’ giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. E’ tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. E’ pace.”
Con la determinazione che ha sempre contraddistinto il suo agire si è battuta per il voto alle donne e per le pari opportunità. Si deve a lei infatti la legge n. 125 del 1991 “Azioni per la realizzazione della parità uomo – donna nel lavoro”.
Aveva capito, la staffetta Tina, che per cambiare le cose bisognava esserci. Con forza, con determinazione, con coerenza, con forti principi etici. Per dirla con il regista turco Ozpetek con una politica che odorava di bucato.
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