ROMA - Cinquew ha chiesto alle donne italiane un contributo scritto su una figura femminile apprezzata per le sue gesta, il suo coraggio, la sua cultura. Anche non più tra noi. Di seguito l'intervento di Lorenza Morello.
Io amo una donna che ha saputo amare. La sua biografia racconta che Marguerite Yourcenar, pseudonimo di Marguerite Cleenewerck de Crayencour (Bruxelles, 8 giugno 1903 – Mount Desert, 17 dicembre 1987), è stata una scrittrice francese, prima donna eletta alla Académie française.
La sua vita, di nobile agiata orfana di madre, nata agli albori del secolo scorso, narrata dalle parole che la descrivono in molte opere, è stata una vita densa di coraggio e di passioni. Per lo studio, il viaggio, gli amori e la vita in sé, infatti, è manifesto il sentimento rappresentato dal vivere della scrittrice, mai borghese nelle gesta e nelle parole, sempre nobile nel sentimento. Ama una donna, Grace Frick, intellettuale americana, incontrata nel 1937 che divenne la sua compagna per il resto sua vita. Si trasferiscono negli Stati Uniti, ma scoppia la guerra e tutto diventa dannatamente complicato. Inizia così un decennio di privazioni, che ella stessa definirà più tardi come il più brutto della sua vita. Questo periodo della sua vita si conclude con la pubblicazione delle Memorie di Adriano, sicuramente il suo libro di maggior successo, e l'opera attraverso cui mi sono avvicinata a lei.
A partire da questo momento la Yourcenar comincia una serie di viaggi in giro per il mondo, che conosceranno una pausa solo per l'aggravarsi delle condizioni di salute della sua compagna Grace Frick che la porteranno alla morte. Dopo la morte della compagna di una vita la scrittrice conosce Jerry Wilson, che diventerà presto una delle sue più intense passioni.
Una donna che nel secolo scorso viaggiava, amava liberamente una donna, poi un uomo, senza falsi pudori e perbenismi ma con un'intensità ed un senso morale da dar lezione a molti, non può che essere d'esempio.
Mi si potrà obiettare che il suo stato di agio economico e sociale hanno certamente fatto gioco nel permettere la forza di certe scelte. Vero, indubbiamente, salvo la legittima osservazione che, nei più, l'agio e l'alta appartenenza sociale determinano (e giustificano) l'indolenza, ma questa detta meno scalpore dell'audacia e del coraggio di vivere una vita "à sa manière", specie quando a farlo è una donna. Ora, come allora, lunga vita a chi ha il coraggio di essere una Yourcenar.
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