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La Donna che "Amo" è Elizabeth Taylor. Firmato Franca Foffo

foffo franca ROMA - Cinquew ha chiesto alle donne italiane un contributo scritto su una figura femminile apprezzata per le sue gesta, il suo coraggio, la sua cultura. Anche non più tra noi. Di seguito l'intervento di Franca Foffo.
La donna che ho amato di più? Indubbiamente Elizabeth Taylor. Ecco un capito del mio libro "E le stelle stanno a mangiare...la Dolce Vita continua" dal titolo Mozzarelle da Mister Why che racchiude a pieno la sensibilità della Grande Diva.
Mozzarelle da Mister Why. Per colpa di Giorgio Chinaglia da tifoso laziale sono diventato un accanito tifoso giallorosso. Non lo perdonerò mai. Mi ha rovinato la magica serata che stavo trascorrendo in compagnia della mia amica Elizabeth Taylor. È una domenica di novembre, una domenica come tutte le altre. Fa freddo. Lo stadio mi aspetta. Il calcio è da sempre la mia passione. E come ogni singolo tifoso sono convinto del fatto che potrei fare meglio dell’allenatore della mia squadra. La Roma di Helenio Herrera sfida il neo promosso Foggia di Tommaso Maestrelli. Il Presidente Alvaro Marchini ha ceduto alla Juventus i gioielli della squadra giallorossa, tre nuove promesse: il terzino Luciano Spinosi, il centrocampista Fabio Capello e l’attaccante Fausto Landini. La Roma scende in campo con Ginulfi alla porta, Santarini, Scaratti, Bet, Petrelli, Del sol, Cordova, Salvori, il brasiliano Amarildo, Zigoni e Cappellini in attacco. Smorzo l’attesa del calcio d’inizio leggendo un giornale. Papa Paolo VI si recherà a breve in viaggio in Asia Orientale. C’è un articolo sulla “Stratos”. È stata presentata come “Prototipo Zero” dalla Bertone al Salone dell’Automobile di Torino. È una show car, che non rimarrà sicuramente tale. Sembrerebbe, infatti, che i dirigenti della Lancia la trovino interessante come spunto d’ispirazione per una nuova vettura da impiegare nelle corse. Sta per essere introdotto il divorzio nell’ordinamento giuridico italiano. Ancora non si hanno notizie di Mauro De Mauro il redattore dell’Ora di Palermo rapito a metà settembre mentre rientrava a casa. Nelle sue inchieste il giornalista aveva trattato temi scottanti tra i quali il coinvolgimento della mafia nell’omicidio del Presidente dell’Eni Enrico Mattei.
Improvvisamente dall’altoparlante una voce: “Il Signor Cavicchia è pregato di prendere contatto con la propria abitazione”.
Ho il cuore in gola. Che cosa è successo? Forse è nato mio nipote! Diventerò zio! Mia sorella Maria è in dolce attesa.
È se fosse una femminuccia? Meglio, sarà la mia regina. Sarò geloso e protettivo. Vivrà in un mondo dorato. Dovrà dare importanza al rispetto nei confronti degli altri e alla coerenza. Per quanto possibile, le offrirò modelli di persone autonome, coraggiose, anticonformiste e solide.
Corro, cercando disperatamente una cabina telefonica. A mala pena riesco a comporre il numero. Non so se essere più emozionato o preoccupato. Comunque sia, sono ansioso. Squilla. Risponde mio padre: “ Mimmo, ti ha telefonato Liz. Sta a Fregene. Vuole le mozzarelle. Torna a casa in fretta. Nel frattempo io preparo tutto. Ti aggiungo i gamberi con un po’ di rughetta. Le piacciono tanto”.
Sono alla guida della mia duetto rossa. Non vedo l’ora di arrivare. Vedere Liz per me è una gioia. Un mio amico mi prende sempre in giro, ripetendomi, con un pizzico d’invidia: “Sei lo schiavo della Signora Taylor!”. Caro amico, meglio essere schiavo di una donna importante che principe di una donna mediocre.
Liz si è rifugiata a Villa Bises, nella zona Nord di Fregene, accanto al Villaggio dei Pescatori. Una splendida dimora che si affaccia sul mare. Percorro l’Aurelia.
Ci sono poche macchine. Sono tutti incollati davanti alla televisione a guardare “La domenica sportiva”. Accendo la mia radiolina e mi sintonizzo su “Tutto il calcio minuto per minuto”. Conduce Roberto Bortoluzzi. Dai campi le voci di Nicolò Carosio, Nando Martellini, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali. La Roma sta vincendo.
Assaporo il paesaggio che mi porta a Fregene. Il cielo è plumbeo. Finalmente sono arrivato. C’è un’atmosfera dal fascino incontaminato, che tutta la nobiltà romana ha scoperto già venti anni fa, dandole lustro e notorietà.
È la Fregene di Federico Fellini, che con il film “Lo sceicco bianco”, il finale de “La dolce vita”, gran parte di “Giulietta degli spiriti”, ha portato ovunque le suggestive immagini della Pineta di Papa Clemente IX.
Liz mi accoglie sulla porta con un grande abbraccio. Si stringe tutta infreddolita in un maglione di cachemire blu. Sembra un piccolo pulcino. Mi fa tenerezza.
Mangia e osserva dalla finestra con sguardo sognante le prime gocce di pioggia che iniziano a cadere sul pittoresco paesaggio marino. La guardo.
Sono fortunato. Sono accanto alla donna più bella e famosa del mondo.
Improvvisamente dei pensieri malinconici mi frullano per la testa. È strana Liz, oggi. Cosa le è successo?
Mi dice: “Ho il corpo e il viso di una donna, ma la mente di una bambina”.
Sarà il tempo, ma qui improvvisamente sembra diventato tutto triste e malinconico. I colori sono sbiaditi, e il fuoco appena acceso del camino non emana né bagliori né calore. È come se avvertissi un profondo freddo nell’anima. Bevo un goccio di whisky, illudendomi che possa scaldarmi. È una domenica tra due amici che pensano al passato (forse), guardando al futuro con tanti punti interrogativi.
Liz mi scuote: “Andiamo a fare una passeggiata, è un peccato non godere di questo splendido mare, di questa natura così selvaggia”.
Piove, ma non importa. È anche romantico. Il vento si fa sentire. Forse abbiamo bisogno entrambi di camminare bagnati, infreddoliti, assaporando un momento di contatto vero con noi stessi, per recuperare quell’energia, quella forza interiore che il vivere quotidiano ci strappa violentemente. Non è superficialità, penso, a volte avere tutto equivale a non avere nulla.
Usciamo. Il freddo e la pioggia ci assalgono. Nessun ombrello ci ripara. Camminiamo, in silenzio, mano nella mano. Un silenzio rotto solo dalla rabbia delle onde del mare. Un uomo di colore dorme beatamente sulla spiaggia, mentre Giove Pluvio continua a darsi da fare.
Liz si ferma, mi guarda e dice: “Kiss me!”.
Senza quasi accorgermene rispondo: “Why?”.
Mi guarda: “Never again, you are stupid!”.
Ha ragione, sono proprio uno stupido. Non rispondo, chi tace acconsente o non dice nulla.
Continuiamo a camminare senza dirci una parola. Non so perché, ma ora, non ho più freddo nell’anima.
Per Liz sarò per sempre Mister Why!
Lei è il mio mito, i miti sono sacri, non si profanano.
Data:  23/7/2011   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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