ROMA - Cinquew ha chiesto alle donne italiane un contributo scritto su una figura femminile apprezzata per le sue gesta, il suo coraggio, la sua cultura. Anche non più tra noi. Di seguito l'intervento di Michela Farabella.
Indipendente combattiva, “la giornalista del fronte”, una donna speciale, orgogliosamente sicura di sé: Oriana Fallaci. Vorrei ricordarla così, in questo mese di maggio che per antonomasia è il mese delle ciliegie e il suo libro postumo, la sua ultima opera “Un cappello pieno di ciliegie” appunto. L’unica giornalista ad avere una doppia finestra sul futuro, l’Occidente e l’Oriente. Un futuro che la Fallaci tanto amava ma che inesorabilmente con la sua malattia s’era fatto corto. La donna che visse lo sbarco americano sulla Luna, se n’è andata troppo presto… Nessuno mai prima di lei aveva osato realizzare il reportage sulla condizione della donna in Oriente,documentando le atrocità dell’Indocina , e come lei stessa definì “una sanguinosa follia”.
La Fallaci intervistava la storia contemporanea, quella sottile ordinaria follia umana, raccontando l’incedere incerto della guerra. Fu la scrittrice che si tolse lo chador davanti all’ayatollah Khomeini, quale altra donna avrebbe compiuto un gesto simile? Ammirata ed odiata in un dualismo senza precedenti, sapeva intervistare Sean Connery e Gheddafi e scrivere di loro con la stessa naturalezza e morbidezza. Composta, altera, specchiava le anime e le coscienze nelle loro brutture, rompendo il silenzio. Ma soprattutto donna di eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse, un’eroina senza tempo dell’amore e della libertà, dove ogni sua parola era impregnata di un intenso significato etico e di passione.
Quella passione, intangibile ma al contempo così vicina e schietta, vivrà per sempre nel cuore delle donne, dell’eroine senza tempo, in una terra senza confini e senza guerre, nell’assoluta libertà.
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