CASERTA - Il 28 giugno giornata mondiale dell’orgoglio LGBT+. Correva l’anno 1969 quando nel Greenwich Village, un quartiere di New York City, per la prima volta, un migliaio tra omosessuali, bisessuali e transessuali decisero di resistere di fronte alle continue incursioni della polizia nei bar gay della città; per dirla con le parole di Allen Ginsberg, il famoso poeta della Beat Generation: “I gay hanno perduto quel loro sguardo ferito”. Da quel giorno, si iniziò ad urlare per le strade delle città americane, e presto anche europee, dei motti come “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud”, che in italiano suonano così: “Dillo in modo chiaro, urlalo. Essere gay è giusto, è motivo d’orgoglio”.
La comunità aveva finalmente compreso che era giunta l’ora di una svolta nella lotta per l’affermazione della libertà per le persone omosessuali. Oggi, gran parte della destra italiana non ha ancora ben compreso o non vuole capire che questa battaglia non può e non deve essere lasciata solo alla sinistra. Gran parte della destra italiana non comprende o non vuole capire che questa è una battaglia di civiltà, non di ideologia. La grande sinistra progressista, sempre attenta alle esigenze del mondo LGBT+, nel 2016 si era inventata le unioni civili, e va bene, ma di problemi ce ne sono ancora tanti.
Di matrimonio egualitario non se ne parla, di adozioni non se ne parla, ma non se ne può parlare (altrimenti, la sinistra esaurirebbe gli argomenti). La maternità surrogata? È proibita anche per le coppie eterosessuali. L’accesso alla fecondazione in vitro? Solo per le coppie eterosessuali. Siamo nel 2024 ma non ci siamo ancora liberati di un certo paternalismo. Viene da chiedersi: come può lo Stato permettersi di dirci che cosa è giusto e che cos’è sbagliato quando le nostre azioni non danneggiano nessuno? Perché siamo ancora sottomessi ad un certo moralismo catto-comunista (fascista sulle libertà individuali come quello del ventennio)?
Siamo rimasti l’unica grande nazione dell’Occidente a non aver riconosciuto ancora il diritto di creare una famiglia a tutti i nostri fratelli d’Italia. Non renderemo l’Italia grande perché sono gli Italiani che ne parlano bene. Il nostro Paese sarà grande quando all’estero ci invidieranno, quando vorranno trasferirsi in Italia per vivere il “sogno italiano”. Ebbene sì, il resto del mondo non ci deve assolutamente nulla: dobbiamo essere noi a dimostrare di essere un grande Paese. E infine, che pericolo c’è per la società nel permettere a due persone dello stesso sesso di creare una famiglia? Io credo che la nostra più grande missione, come persone intendo, sia quella di trasmettere un pezzo di ciò che siamo a chi viene dopo di noi, sono convinto che questa sia una nostra responsabilità: trasmettere il rispetto oltre la soglia di quello che ci è stato insegnato essere il bene e il male.
di Massimo Malatesta
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