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La letteratura, come il devastante naufragio ungarettiano, supera la teologia

bruni 4 ROMA - La letteratura, come il devastante naufragio ungarettiano, supera la teologia della parola ed è vita. Il tempo della letteratura non è mai spezzato da quello della vita: per uno scrittore, per un poeta, per un uomo che fa della propria vita un’opera d’arte (D’Annunzio). Non è mai “scisso” dal mistero e dalle idee che camminano nel gioco dei fantasmi della fantasia.
Nell’uomo che è riuscito a fare della propria vita un impeccabile cammino tra la parola e la tensione dei linguaggi, tra l’esistere e l’esistenza, tra la consapevolezza e l’inconscio oltre qualsiasi ragione.
Io spesso ho la “presunzione” di perdermi tra pagine lette e pagine che avrei voluto che si inventassero per me: da Albert Camus a Cesare Pavese, da Maria Zambrano a Pound, da Giuseppe Berto a Prévert. Il gioco perverso tra la poesia e la filosofia non porta ad una teologia della letteratura. Piuttosto al mistero della letteratura.
Mi pongo spesso davanti ad una domanda in questo nostro viaggio che è contemporaneità: la letteratura del Novecento, tutte le letterature e non solo quella italiana o europea, di cosa potrebbe fare a meno.
Oggi, in questo devastante naufragio ungarettiano, il destino dell’indefinibile e dell’impossibile resta tra le maglie di una parola che ruba la ribellione alla tradizione?
Il Novecento non è finito. Se si continua ad affermare il sublime tra lo sguardo di Eleonora e l’estetica della voce di Gabriele non possiamo dirci distanti dal Novecento. La letteratura può fare a meno non solo del moralismo, ma deve fare a meno della “morale”. Perché in essa c’è la finzione che è invenzione in una parola che è il tutto ed è il nulla.
La bellezza del Novecento delle lingue, finalmente, sul piano del viaggio artistico, ha separato la teologia della letteratura, soprattutto il percorso ambiguo tra Dante e Manzoni, dalla letteratura mistero e ironia che tocca le sponde di Pirandello, di D’Annunzio, di Pavese, di Berto attraversando le rotte della filosofia e ponendosi oltre la storia: da Russo a Croce.
Plotino è oltre Platone. Seneca è oltre Aristotele. Socrate è l’ascolto del paziente orizzonte di una eredità che pone in essere lo stoico Dino Campana e le “sibille” di Aleramo, il precipizio di Cardarelli e la contemplazione di Cristina Campo. Ormai siamo oltre, sempre “Oltre”, la divisione del pregiudizio e del giudizio dantesco.
In letteratura la teologia della parola fa i conti con la ragione? Ma la letteratura è il mistero che supera la teologia stessa della parola. Come non accogliere il concetto di Jean Starobinski quando afferma, riferendosi a Camus, che occorre recuperare la grata dell’umanesimo. Infatti osserva Starobinski: “Camus riprende la nozione d’umanesimo e le restituisce il suo senso primario. Il suo principio è l’esigenza della verità, distaccata da sé, il rifiuto dell’oblio troppo facile. E poi decidiamo la nostra rovina se incontriamo le avversità. Moriremo di quella peste che avremo almeno tentato di guarire”.
La letteratura non rientra nella storia della critica letteraria come “giudizio”. Ma è il mistero dialogante che è il “a priore” di tutto. Ecco perché non bisogna ormai prescindere dal fatto che la “confessione” diventa, ed è, un “genere letterario”.
La letteratura è una confessione. Lo è per quei poeti per gli scrittori che non hanno mai spezzato e non spezzano il filo tra l’esistere l’esistenza e l’orizzonte della parola.
Quattro autori in questo mio percorso: Pavese, Camus, Berto, Cristina campo, ovvero “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, “La morte felice”, “La Gloria”, “La tigre assenza”.
Siamo al superamento della teologia, che significa il superamento del filo di una “Ragione” di un moralismo dell’oblio che va da Dante a Manzoni. Il superamento di una tale teologia ci offre un ascolto che è quello del mistero nella parola perché sono convinto che “ogni cosa profonda ha bisogno di una maschera” (Nietzsche).
In fondo cosa è la letteratura tra l’ironia e il mistero?

di Pierfranco Bruni

Tag: letteratura giuseppe ungaretti teologia
Data:  2/12/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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