ROMA - L’avvocato Pierpaolo Lucchese, dello Studio Legale Pierpaolo Lucchese e Associati, a cui è affidata la causa Fiorucci: “In un mercato in cui coesiste il marchio Fiorucci con il marchio dell’originale fondatore Elio Fiorucci, non esiste alcuna fondata ragione giuridica per impedire a Gabriele Fiorucci l’utilizzo del proprio patronimico, nome oltretutto, quello di Gabriele, che in quanto legato ad una decennale esistenza sul mercato, non solo non svia né confonde la clientela, ma ne possiede una propria, storica, selezionata e raffinata, che lo segue e lo stima”.
Fiorucci contro Gabriele Fiorucci, continua, quindi, la diatriba legale tra i due brand di moda. La Edwin Company Ltd., società giapponese che nel 1990 acquista il marchio italiano FIORUCCI, continua nell’intento di impedire al designer romano Gabriele Fiorucci l’uso del proprio nome, depositando un atto che sancisce l’inizio ufficiale della causa giudiziaria.
Nel marzo 2012 la multinazionale giapponese aveva infatti chiesto al giovane stilista di “Impegnarsi formalmente a non utilizzare in Italia o all’estero, direttamente o indirettamente, o attraverso altre società qualsiasi marchio, nome a dominio, insegna e denominazione che includa la parola FIORUCCI”.
Dopo una iniziale proposta di accordo, a distanza di un anno e mezzo, la Edwin Co. Ltd rilancia l’attacco contro Gabriele Fiorucci. Una rinuncia del diritto al nome e conseguentemente un ostacolo al proseguimento della ventennale carriera del designer che, dopo aver lavorato per marchi prestigiosi della moda italiana ed internazionale come Antonio Marras e Lancetti, nel 2005 decide di presentare sul mercato una collezione firmata con il suo nome e cognome, presente anche nei cinque monomarca aperti nella Capitale.
Il giovane direttore creativo tiene a sottolineare infatti che il suo non è “un nome d’arte né uno pseudonimo, ma il suo vero nome” sul quale, tra l’altro, ha basato la sua intera carriera e dunque è semplicemente assurdo chiedergli di rinunciarvi.
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