PUNTO-DI-DONNA
    
Prima Pagina Blog Spettacolo Cronaca Arte
Cultura Libri Scuola Sport Opinioni
Centro Storico Fiat museo più popolare su Facebook/Centro-Storico-Fiat1

La Donna che "Amo" è Anna Proclemer. Firmato Michela Coluzzi

proclemer-anna ROMA - Cinquew.it ha chiesto alle donne italiane un contributo scritto su una figura femminile apprezzata per le sue gesta, il suo coraggio, la sua cultura. Anche non più tra noi. Di seguito l'intervento di Michela Coluzzi.
A breve l’artista avrebbe compiuto 90 anni. La donna che “amo”? Anna Proclemer! Il teatro piange per la scomparsa della sua “musa”. La signora, la donna che “amo” e che purtroppo è venuta a mancare solo poco tempo fa è Anna Proclemer. Voler tratteggiare il suo profilo in un breve articolo non è cosa semplice ma soprattutto risulterebbe riduttiva. Infatti, il mio intento, non è sicuramente questo ma solo scrivere di getto le impressioni, emozioni che la notizia appresa al telegiornale della sua scomparsa mi ha provocato.
Ho provato un immenso dispiacere per la donna che era ma soprattutto perché la nazione aveva perso una grande artista.
La Proclemer era in grado di sostenere i ruoli disparati e capace di adattarsi al passare del tempo. Proprio lei che aveva calcato le scene a partire dagli anni '40 quando il teatro era considerato sacro. Fino a cimentarsi nel mondo della fiction e del cinema fino ai giorni nostri.
Questa trasversalità e competenza a mio avviso è sinonimo di grande bravura e dedizione. Sapeva fare il suo mestiere, era in grado di interpretare diversi tipi di personaggi.
Naturalmente non conoscevo personalmente questa artista eppure, per assurdo, ne ho avvertito profondamente l’assenza.
Ecco che allora sono rifluite alla mente i ricordi dei tempi dell’università, quando appena laureata ero fermamente convinta che avrei sfondato nel giornalismo di moda. Poi le cose non sono andate proprio così ma questa è un’altra storia.
Non sapevo distinguere un tipo di stoffa dall’altra, figuriamoci le fogge, i tagli e così via. E allora decisi di propormi per uno stage presso una nota sartoria cinematografica e teatrale capitolina, allo scopo appunto di apprendere il più possibile e rafforzare così la mia preparazione in materia.
Diciamo che l’esperienza si è rivelata leggermente diversa da come me l’aspettavo. Poca teoria molta pratica e sollevamento pesi soprattutto. Come direte voi? E soprattutto che c'entra tutto questo con la Proclemer? Un senso ce l’ha eccome.
Detto e fatto il primo compito che mi era stato assegnato era appunto quello di riordinare intere relle di vestiti ritornati dai vari set, dati a noleggio, in questo capannone enorme fuori Roma.
Alquanto stizzita proseguii nel lavoro, sino a quando non mi sono imbattuta nella parte più nascosta di questo enorme spazio; incontrando la sezione dedicata ai costumi teatrali. Un nuovo giorno davvero.
Si perché il teatro è un’altra mia grande passione. Mi sembrava di essere stata catapultata in un mondo sospeso, altro. completamente scollegato da quella fretta che aveva contraddistinto il lavoro fino a poco prima. Stordita dalla ricchezza dei colori e la ricercatezza di quegli abiti, ecco che mi si parano davanti i costumi de “Il Don Giovanni involontario” per la regia di Anton Giulio Bragaglia del 1943 dove nel cast figurava la Proclemer. Me lo ricordavo perché lo avevo studiato all’università e poi scorrendo via via ogni costume trovo quello della Proclemer. C’era attaccato il cartellino con il nome dell’attrice ed il ruolo interpretato nello spettacolo in questione. No, non mi ero assolutamente sbagliata. Restai sinceramente meravigliata dalla piccolezza dell’abito. Forse abituata a vederla recitare o in tv in età matura me la figuravo anche da giovane come una donna più imponente ed invece gli abiti erano contraddistinti da misure striminzite e da un vitino, come si suol dire “da vespa”.
Stordita quasi da questa scoperta, nello stand più avanti trovo i costumi de “Il tempo e la famiglia Conway” di Priestely per la regia di Alessandro Blasetti del '46. E ancora quelli de “Il Gabbiano” del maestro Anton Cechov per la regia del grande Giorgio Strehler. Che meraviglia. E non era finita qui il tesoro racchiudeva anche gli abiti di scena della pellicola “Viaggio in Italia” per la regia del maestro Rosselli.
Che dire, le lamentele si erano dissolte ed io ero completamente rapita. Non mi sembrava vero poter in qualche modo, vivere più da vicino quelle atmosfere.
Avevo la fortuna di avere, letteralmente parlando, tra le mani abiti che avevano impreziosito capolavori del teatro e del cinema italiano.
Ovviamente il suo repertorio teatrale è molto vasto volendo solo far riferimento ad alcuni altri testi con cui si è confrontata la nostra “musa” mi sento di poter qui citare su tutti: Pirandello, George Bernard Shaw, Lillian Hellman e D'Annunzio. Recitò anche con il maestro Vittorio Gassman e Luigi Squarzina, per approdare al Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Strehler. Sicuramente va ricordato il lungo sodalizio, dentro e fuori dai confini del palcoscenico con Giorgio Albertazzi.
Le sue ultime apparizioni sul grande schermo che possiamo annotare sono sicuramente “No problem” di Vincenzo Salemme datato 2008 e “Magnifica presenza” di Ferzan Ozpetek dell’anno scorso che per lei proprio in questo periodo stava definendo un ruolo da assegnarle.
Credo che quei tempi e questo tipo di artisti non torneranno più.
Non voglio essere nostalgica, visto che tra l’altro, data la mia età non ho neanche vissuto queste strepitose performance sopra citate dal vivo. Ma è evidente, nonostante i grandi talenti che abbiamo oggi nel nostro paese, difficilmente avremo altre Proclemer così come gli altri suoi compagni di viaggio.
Oggi manca, a mio avviso, il profondo rispetto per l’arte e la cultura in generale nel nostro paese che invece c’erano prima. Scarseggiano in Italia i fondi per fare andare avanti il teatro e incoraggiare le nuove leve a studiare con impegno e dedizione. E soprattutto sono quasi del tutto assenti gli spazi, sulla carta stampata e sul web, per parlare di teatro e recensire spettacoli. E questo da giornalista mi far stare male. Testate importanti concedono più spazio ai reality e ai loro protagonisti, perché più appetibili dal grande pubblico, che al teatro o alla presentazione di un libro ad esempio.
Voglio credere che comunque un passo alla volta la cultura in Italia torni a trionfare perché è in gioco veramente il destino del nostro Paese e della competitività rispetto agli altri.
Perché ricordiamo sempre che la cultura allarga la mente.


la donna che amo teatro cinema
Data:  28/5/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


RITORNA ALLA HOME PAGE



Intelligenza Artificiale




Prima Pagina Giornale e Contatti Gerenza e Cookie Policy Credits 2009-2024 - CINQUEW.it