ROMA - Cinquew.it ha chiesto alle donne italiane un contributo scritto su una figura femminile apprezzata per le sue gesta, il suo coraggio, la sua cultura. Anche non più tra noi. Di seguito l'intervento di Daniela Cataldo.
“Neda i tuoi vent’anni sono pochi per morire, i tuoi vent’anni sono tanti per capire che c’è un mondo da rifare, che c’è un mondo alla deriva, dove si continua ad ammazzare…”. Così iniziava la canzone che faceva da colonna sonora alle strazianti immagini che si susseguivano sullo schermo. Ero ad un concerto di Eugenio Bennato. Prima di allora non avevo mai sentito parlare di Neda, prima di allora non avevo mai visto quel video che ti lacera l’anima: jeans, scarpe da ginnastica, maglietta nera, il viso imbrattato dal sangue, le urla di chi le tiene la testa mentre muore. Ma chi è Neda? Neda Agha-Soltan (Theran, 23 gennaio 1983- 20 giugno 2009) era una giovane iraniana, che ha perso la vita tragicamente durante le proteste seguite alle elezioni presidenziali iraniane del 2009, contro i presunti brogli che avrebbero portato alla rielezione di Ahmadinejad alla Presidenza dell’Iran, e duramente represse dalle autorità. Quel 20 giugno, la studentessa di filosofia era in compagnia del suo insegnante di musica e caro amico Hamid Panahi. Insieme erano scesi in piazza a Theran, al fianco degli oppositori del regime che riconoscevano in Mir Hosein Musavi, il reale vincitore delle elezioni presidenziali. Un membro dei Basij, la milizia armata, le ha sparato uccidendola. Le ultime parole di Neda sono state: "Sto bruciando, sto bruciando!" Un filmato amatoriale, che in pochi istanti ha fatto il giro del mondo, mostra Neda cadere a terra, essere soccorsa e morire soffocata dal proprio sangue. Il video è accompagnato da un messaggio del medico che ha cercato di aiutare la ragazza: “Per favore, fate in modo che il mondo sappia”. La vicenda non è stata riportata da media iraniani, essendo tutti controllati dal regime, ma ha avuto ampio spazio sulle varie emittenti televisive internazionali. La Cnn ha mostrato il video più volte, con e senza la censura del sangue che usciva dalla bocca e dal naso della ragazza morente. A causa di questa tragedia Neda è stata considerata una martire della contestazione ed è diventata un simbolo dell’opposizione al regime arabo. Anche politici del calibro di Barack Obama, Gordon Brown e tanti altri hanno evocato il suo nome per condannare la durissima repressione della dittatura iraniana. Davanti alle ambasciate di tutto il mondo la gente ha indossato T-shirts con la sua immagine, decine di fiaccolate sono state dedicate a lei, mentre persino il prestigioso “The Queen’s College” di Oxford ha istituito una borsa di studio a suo nome scatenando le ire del governo iraniano. Il destino era scritto tutto nel significato del suo nome. Infatti, Neda vuol dire “ voce”. E Neda è stata la voce di tutti quei milioni e milioni di ragazzi che seguendo il suo esempio, si sono messi a capo della rivolta innescata nel 2011 nel sud del Mediterraneo e denominata “La primavera araba”. In un solo mese si è compiuta ciò che non è stato fatto in decenni di lotte e massacri. Dalla Tunisia, alla Libia, all’Egitto i giovani hanno rivendicato i loro diritti di libertà e di democrazia. “Neda te ne vai per diventare la leggenda di una donna che è riuscita a far ribellarsi, che è riuscita a far sognare a milioni di persone come si può fare una rivoluzione.” Ed è stato proprio il fato a voler affidare ad una donna il compito di scuotere le coscienze e far mettere in primis il desiderio della libertà anche a sacrificio della propria vita. “Anche se una pallottola passa attraverso il mio cuore non è importante. Quello per cui stiamo combattendo è molto più importante. Quando si tratta di pretendere i nostri diritti rubati non dobbiamo esitare. Ognuno è responsabile. Ogni persona che lascia una impronta in questo mondo lo è”. Neda Soltan al fidanzato Caspian Makan poco prima di essere barbaramente trucidata. Da allora non ho più dimenticato i suoi profondi occhi neri, da allora non posso non raccontare e far conoscere la sua storia. Purtroppo, ci sono ancora Paesi devastati da guerre civili, dove regnano violenza e ingiustizia e la donna occupa sempre l’ultimo posto nella società. Ma la rabbia e la poesia che ha trasmesso Neda è più grande della paura. Ormai il progetto di democrazia è stato lanciato e deve continuare a diffondersi. La sua forza deve vincere a discapito della tirannia. Il sogno di libertà deve compiersi nel nome di Neda e di chi ha donato coraggiosamente la sua giovane vita per amor di patria.
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