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La Venere dei Terremoti di Santanelli, innamorati rari e in soprannumero

venere NAPOLI - «Ci sono innamorati felici (rari) e innamorati infelici (in soprannumero)». E' accaduto ieri, domenica 22 aprile al Palazzo de' Liguoro in via Arena alla
Sanità 12, dove l'opera del drammaturgo Manlio Santanelli, La Venere dei Terremoti è stata interpretata dalla forza scenica di Roberto Azzurro. Sottotitolato come Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna
Licenziati, si tratta di un racconto nato per la pagina scritta perché la narrazione come forma di comunicazione è «la più antica la più contemporanea, la più rischiosa, la più seducente» spiega Santanelli.
Il set è una Napoli che strizza l’occhio a un popolo barocco che ha la teatralità nelle vene. Così Azzurro, attore e regista che profondamente conosce drammi e commedie esplosi dalla penna di Santanelli, ha interpretato gli svariati personaggi di una città fotografata negli anni ottanta tra gli esoterici viaggi nella psiche di Luigino che si racconta abbia visto aprirsi e richiudersi le porte del Paradiso.
Un lavoro teatrale a tre dimensioni per spessore, continuità e rischio, che «punta soprattutto su una lingua che non disdegna le più spericolate trasgressioni e, pur levandosi tanto di cappello al cospetto di Madama Grammatica, si concede ogni sorta di licenza, altalenando da termini obsoleti a forme idiomatiche innovative per vocazione, a totale vantaggio di un interprete dalla tecnica impeccabile».
Illustrato da Francesco Landi, l’esperimento è stato presentato da Ortensia T e AltArt.

di Anita Laudando
Data:  23/4/2012   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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