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Minoranze linguistiche come ontologia di territorio geografico ed esistenziale

bruni-pierfranco ROMA - Le minoranze linguistiche come ontologia di un territorio geografico ed esistenziale. Le minoranze etniche e linguistiche presenti sul territorio italiano costituiscono storie integranti di una storia della Nazione, che ha saputo ben assorbire le istanze culturali e identitarie di civiltà intrecciate in un unico processo. Minoranze che hanno un radicamento ben definito all’interno dei territori e che si esprimono ora attraverso le tradizioni e la lingua, ora grazie ad incisi etno – antropologici, ora attraverso soltanto elementi puramente semantici.
Ma c’è una caratterizzazione di fondo che interessa in modo particolare la loro contestualizzazione all’interno dei movimenti geo – politici contemporanei. Una minoranza storica, o una presenza minoritaria, con tutte le sue eredità, i suoi retaggi, le complicanze, le contaminazioni che spalmano forme di cultura è sempre il portato di uno scavo esistenziale che mette insieme le esperienze e le testimonianze di civiltà. Come può una minoranza storica sopravvivere in una società come quella che ci abita nella nostra contemporaneità?
Due sono gli elementi strutturanti che restano nel pensiero dei popoli. La trasmissione di una eredità o della eredità in termini precisi e la conservazione della tradizione che passa inevitabilmente attraverso il rispetto, la valorizzazione e la trasmissione reale della lingua. Da questo punto di vista non ci sono dubbi.
Le minoranze storiche (ma anche quelle più recenti) si definiscono in due principì fondanti: la lingua o le lingue e gli elementi antropologici che restano in una dimensione antropologica pura. Ma quando si parla di lingua o di lingue è naturale che obiettivamente i parametri toccano sia l’asse letterario che quello musicale.
La letteratura e il canto, insieme chiaramente alla musica, costituiscono non una chiave di lettura ma il chiavistello che permette di penetrare il tessuto ontologico e archeologico (di quell’archeologia del sapere e della conoscenza) di una comunità e quindi di una etnia. Ma la letteratura e il canto sono accompagnati da altre forme come la danza, il costume, le tradizioni: ovvero sono parametri prettamente espressivi di valori antropologici.
La presenza storica delle minoranze in Italia è fatta di dettagli che, comunque, costruiscono l’essere di una civiltà. Dall’Arberia i cui rimandi hanno un immaginario Adriatico – Orientale (all’interno di una geografia mediterranea) alla Provenza d’Italia, ai Francoprovenzali, ai Provenzali, agli Occitani le cui matrici trovano proprio nella lingua e nei costumi il radicamento sia geo – politico sia esistenziale ( e da questi ai Grecanici sino ai Ladini, ma l’articolazione è abbastanza complessa e si rimanda alla mappa della legge 489/99).
L’essere esistenza delle comunità etniche (storiche) implica, in termini certamente positivi, una dimensione che va letta sotto il profilo di una testimonianza profondamente spirituale. Se non si ha una fede nelle radici e quindi nell’appartenenza ad una comunità di popolo sul piano esistenziale è difficile resistere ad un tempo che punta costantemente alla rottura della storia o delle storie.
Le minoranze linguistiche vivono in una frequenza di tempo e di storia e hanno bisogno di restare sia nel tempo che nella storia altrimenti il loro graduale processo autocontaminante si sfalda perché la loro identità deve restare ancorata non ad una formula folcloristica ma linguistica e antropologica. Deve rappresentare una identità solida e non liquida. Ovvero deve essere rappresentabile e pertanto trasmissibile oltre che tutelata.
Nel momento in cui i soli elementi folcloristici prendono il sopravvento si rompe la griglia della tradizione che resta il punto nevralgico del processo da compiere tra storia e tempo. In fondo l’ethnos delle minoranze si basa proprio sui processi che la tradizione riesce a compiere all’interno della presenza del tempo che ha fondamentalmente come line di resistenza il concetto di memoria.
Il loro vivere nel territorio è un vivere tra gli intagli e i tagli della memoria che resta l’unica prospettiva per tentare di mantenere come essere abitativo il tempo di una civiltà intrecciato tra la parola storicizzata e storicizzabile e la parola come risoluzione etnica delle radici di un popolo. Proprio in virtù di ciò le minoranze linguistiche sono una ontologia di un territorio geografico ed esistenziale.

di Pierfranco Bruni
Data:  8/9/2011   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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