Se l'alluvione avvenisse in Calabria, a Crotone, sarebbe una vera apocalisse |
CROTONE - Una cosa è certa. Il Bel Paese vive uno dei momenti peggiori della sua storia. Ci sono governi simili a giganti con i piedi d'argilla, non in grado di governare tantomeno tutelare il territorio. Ce ne accorgiamo ogni qual volta delle piogge mettono in ginocchio regioni che da nord a sud sono accomunate da uno stesso problema: l'abusivismo edilizio, l'erosione delle coste, montagne che si sgretolano, fiumi o corsi d'acqua tombati che si riprendono il loro spazio. La terra è stata e continua ad essere profanata. Ciò che importa è speculare mirare ai profitti, al proprio tornaconto personale. Questa volta sotto la lente d'ingrandimento la Sardegna. L'alluvione ha fatto venire a galla lo sfruttamento selvaggio di quella zona e come se non bastasse oltre alla distruzione dei beni materiali, ci sono stati morti, vite spezzate colte nella quotidianità del loro vissuto. Morti necessarie a mezzi d'informazione che non si sognano lontanamente di denunciare ciò che avviene prima, quando vengono compiuti questi atti di sciacallaggio sul territorio, che omertosamente tacciono in quanto è meglio essere alleati con il potente di turno, invece di parlare e diventare paladini di un nuovo modo di tutelare il territorio. Ciò che è successo in Sardegna potrebbe capitare in Calabria, a Crotone ad esempio. Se ciò avvenisse sarebbe una vera apocalisse. Ci sono quartieri popolari, costruiti dal comune che si trovano in prossimità del fiume Esaro. C'è addirittura un'azienda la Datel che si occupa di telefonia mobile sorta su quel fiume che causò morti sul territorio, messa in piedi dopo l'alluvione. All'epoca ricordo venne Prodi e quella azienda venne costruita per dare risposte lavorative concrete ad un sud messo in ginocchio dal maltempo. Insomma invece di perderci in chiacchiere, decidiamo una buona volta cosa fare e in che direzione muoversi. Si cerchi di tutelare il territorio e qualora si decidesse di parlare di turismo: non si intacchi il capitale, in questo caso il territorio, perché una volta che è andato non ci resteranno nemmeno gli occhi per piangere, ammesso che non si voglia poi costruire nel mare e a quel punto ciò che succederebbe sarebbe veramente un evento da apocalisse.
di Antonella Policastrese
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