Se le mie dita sanno di menta, le tue labbra hanno il corallo dei Mari del Sud |
ROMA - Piove su questa città e gli arcobaleni non hanno i colori del tramonto. Siamo nell’ora che regala onde di grigio all’incontro tra il cielo e il mare. Il vento ha la sua fragilità tra le foglie ingiallite. Istanbul. Mi sei venuta incontro. Non più con uno sguardo stanco. I tuoi capelli avevano un odore di menta e le tue labbra avevano il sapore della mente araba. Eleonora, mi hai detto: “Ascolta il rumore delle onde. Sono onde sbattute sul pontile e annunciano il giorno che vive oltre i silenzi. Hai negli occhi cavalli bianchi nel riposo quieto del meriggio. Sei il mio viaggio tra le terre degli infiniti. Sotto la pioggia. Ascolta anche la pioggia. Le tue dita sanno di menta e ti perdi tra i miei capelli mentre io disegno sul tuo corpo cerchi di eterno. Trovami per cercarmi. Cercami per vivermi. Tu mi resti il possibile vero. La pioggia sembra nascondersi nella quiete dei nostri sguardi e i profumi di terra e di mare hanno l’antico del sale. Tra le tue dita foglie di menta ed io non ti chiedo l’impossibile”.
Ho seguito le tue parole. Senza interromperti. Senza mai interrompere la tua voce. Mi hai parlato con dolcezza. Ora voglio raccontarti un frammento che troverai nel mio prossimo libro. È il dialogo tra Abshu e Zarateo.
Vedi, sono personaggi che ritornano. Si lasciano vivere nel quotidiano esistere e nell’esistere quotidiano lasciano segni, scavano solchi, rugano il cuore. Ti propongo il dialogo, ma non aspetto commenti e tanto meno io costruisco giustificazioni. Ecco.
«“Se tutto ciò è che è stato possibile è necessario ciò che è necessario sarà mai possibile?”.
Così Abshu interrogava Zarateo.
Zarateo, perplesso, lasciava scorrere i pensieri. Si affacciò sul fiume della finestra e vide i rottami di una zattera scorrere con le acque. Perdersi tra le acque. Rimaste ancora in silenzio.
Abshu riprese:
“Accettare l’impossibile è come raccogliere ciò che non è necessario…”.
Zarateo questa volta, con la pazienza dei camminatori dei deserti, pronunciò, sussurrando alcune parole:
“Ti chiedi ancora se esiste il possibile o l’impossibile, il necessario… Osserva, semplicemente, sempre lo sguardo di chi ti sta accanto o di fronte… Lo sguardo non è il tutto, è vero. Ma è soltanto il necessario del possibile. Ora non lasciarti guidare dai pensieri. Allontana il vento. Se riuscirai ad allontanare il vento, senza rimpianto e nostalgia, il vento ti sarà amico”».
Ti posso soltanto dire che ho voglia sempre più di amarti.
Siamo sempre ad Istanbul.
Ricordi. Mi hai preso per mano e mi hai sussurrato: “Ho voglia d’amore… Sì di amarti in una tenda sulla sabbia tra dune selvagge e calde. Nelle narici ho gli odori del deserto e tra le mie mani custodirò le tue mani e la tua carnalità. Mia vita, noi nella nostra tenda. Cullo il tuo sonno. Lasciati andare e riposa. Io nel tuo destino. Tu nel mio”.
Ed io, tra l’incanto e il disincanto, ho risposto: “La donna che abita il mare ha lo splendore delle perle rare. Io conosco i segreti della sua luce. Vive con me perché è dentro di me. In quella perla c’è la mia vita. La unicità del tutto. Abita il mare. Ma il mare è il mio mare. Con le sue onde nel mio tempo nel suo tempo. Sempre”.
Un ripeterci amore. L’immensità dell’amore.
Ma l’amore salva? C’è sempre un amore che salva dopo le tempeste, dopo i naufragi, dopo il rincorrere il tempo.
Cosa è stato mai questo nostro amore?
Ti scrivo ed è come se intrecciassi il presente con una memoria fragile che a volte resiste a volte urta i tentacoli dell’impossibile.
È impossibile non amarci, ma è necessario dimenticare questo amore?
Non rispondere. Ti prego.
Se le mie dita sanno di menta le tue labbra hanno il corallo dei Mari del Sud e con te tra le vie dei labirinti vivrò per cercarti e affinché tu possa trovarmi…
Ti voglio regalare ancora un’altra immagine: “La donna del mare ha gli occhi profondi. Si veste di autunno. Ha il giallo tra le pieghe del vestito e un filo rosso tra i capelli. Non smette di osservare il mare dall’oblò dei ricordi. C’è sempre un balcone sul mare dove i gabbiani incontrano le rondini e gli amori vivono i cantici. Il suo vestito leggero lascia la trasparenza del vento. Cammina sfiorando con una mano una tenda a strisce con delle linee blu. Il suo sguardo ha le pieghe delle onde, in un sorriso. La donna del mare è una nuvola. I suoi capelli hanno l’ondulare dei segreti moreschi. Resta in silenzio. Un marinaio osserva. Il marinaio ascolta e resta in silenzio anche lui. Due silenzi. Mentre le gocce disegnano ombre sui vetri. Ora la donna è appoggiata sul davanzale della finestra. Il mare è uno spicchio di vela. E il vento leggero porta sapore di salsedine. È bella. Ha i capelli tramati. In lontananze echi di musiche zingare. Ritmi di chitarre andaluse. La donna apre la finestra e si lascia sfiorare dal vento. Aspetta il suo uomo. Il suo uomo è in viaggio. Il suo uomo è un viaggio. Si incontreranno come un mistero e un segreto. E nel mistero e nei segreti si ameranno con i baci tra i baci. Una voce canta un adagio”.
Cosa dirti ancora?
In queste lettere d’amore o in queste lettere di disamore per un amore? Nessuna sottolineatura può essere recitata.
Ci allontaniamo. Ci allontaneremo.
Poi, senza cercarci, ci ritroviamo. Ci ritroveremo.
L’impossibile che diventa possibile. Tutto necessario.
Nel dialogo tra Abshu e Zarateo è tutto scritto. Come tutto è scritto nella preziosità del raccontare tra Asmà e Shadi.
Ci allontaneremo. Forse. Ma non ci lasceremo.
Mia Eleonora, io ho raccontato viaggi incompiuti. Sai perché?
Non so se ci sarà un’altra lettera. Forse. O forse sarai tu a scriverla l’ultima lettera.
Ma c’è un motivo perché io non smetto di vivere tra le pagine dell’incompiuto. Non voglio che nulla finisca, che nulla si possa compiere…
Resto sul filo nel circo della vita e se amandoti ti amerò ancora è perché soltanto amarti mi consegna alla salvezza del dubbio allontanandomi dalla verità…
Non sono un folle.
Mia Eleonora, ti cercherò quando tu mi avrai trovato. Quando mi avrai trovato io continuerò a cercarti…
Non perdermi…
di Pierfranco Bruni
dita sapere labbra corallo mari del sud
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