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Tra le fiamme di Giordano Bruno e Giovanna D’Arco, la mia eresia. E Francesco...

bruni pierfranco 1 ROMA - Tra le fiamme di Giordano Bruno e Giovanna D’Arco mai rinnegherò la mia eresia mentre Papa Francesco continua a non offrirmi strade di luce e non chiedo perdono… Mi bruciano l’anima i sorrisi dell’indifferenza e il moralismo del mondo cattolico. Io di formazione cattolica e tradizionalista non ho mai cercato l’assoluto nella verità, ma la certezza del dubbio.
Il giorno in cui mi padre è stato raccolto da un’aquila in volo ho vissuto le mie ferite e l’indifferenza consolatoria del mondo cattolico. Mi sono lasciato trascinare in una preghiera che ha il volto del tradimento. Giuda è sempre accanto alle debolezza del mio non stimato Pietro.
Sono stanco per poter continuare a discutere sui cattolici, sulla fede, sulle teologie del vuoto… Già, la teologia del vuoto è nel vuoto di una teologia impraticabile… Io non sono un uomo di fede. Ma di fedeltà nelle eresie del moralismo cattolico…
Ci sono stagioni nella vita e nella storia dei cattolici sulle quali bisogna riflettere. La mia formazione non mi porta soltanto ad accettare e ad includere ciò che è giusto o ciò che non è specchio della verità. La speranza non è una verità. La verità non conduce all’attesa del superamento del dubbio.
Sempre più mi convinco che le parole di Papa Francesco hanno una base ideologica. Ma la Chiesa è ideologia! Soltanto chi pensa di non riflettere sulla sua storia e cerca di dimenticare e far dimenticare la sua storia avverte, in questo particolare momento, i sintomi di un cambiamento.
Non c’è cambiamento soltanto accettando il concetto della Speranza. Tutti i popoli e tutte le civiltà hanno costruito i loro processi di integrazione e di “evoluzione” attraverso la diffusione della Speranza.
Io non ho mai creduto alla Speranza come portatrice di una metafora dei valori che vada oltre la metafisica. Non c’è una Chiesa carità oltre la Chiesa potere, ovvero oltre la Chiesa gestione dei poteri. Ascolto e vivo il senso delle parole di Papa Francesco e resto sulla soglia della incredulità. È un Papa che parla e intreccia le parole. Ma c’è una Chiesa che gestisce potere e dirama indicazioni di politica religiosa.
Lo so che gli eretici e i mistici hanno sempre fatto paura e resteranno minoranza. Ma sono le minoranze che hanno guidato tra le epoche lo sguardo di Cristo. Continueranno ad avere coraggio perché non usano la Speranza come linguaggio ma usano l’esempio.
Abbiamo bisogno di esempi, di testimonianze, di opere. Varcare la soglia della speranza. Così sottolineava Giovanni Paolo II. Papa Francesco è ritornato agli orizzonti della Speranza. Ma non bisognerebbe varcarla per proporre Identità e Futuro? Anzi Memoria e Identità!
Il “progressismo” di questa Chiesa cede costantemente al positivismo. Ma il positivismo è la ragione dell’Illuminismo. L’augurio che Papa Francesco, o l’invito, che rivolge ai fedeli, ogni domenica chiudendo le sue Omelie, è un concetto chiave del materialismo: “Buon pranzo!”. Santità, non si varca la soglia… Camminando nei deserti non si pensa al “pranzo”. Vivendo nei naufragi non si augura “buon pranzo”. Vivendo l’inferno delle civiltà del disamore non esiste il pranzo, ma il sopravvivere, la sopravvivenza. Potrei continuare.
Santità, io sono un eretico e il mio riferimento resta Giordano Bruno, non si possono lavare le coscienze con la metafora del pranzo domenicale. Capisco che la domenica è nella sacralità veterocattolica, ma quante ipocrisie ha il vissuto del mondo cattolico…
La fede è ben altra cosa dell’augurio del “buon pranzo”.
Con chi sto? Sto con i guerrieri della luce, con gli uomini impeccabili, con i pellegrini che hanno piantato una Croce nel mare dell’impossibile… Giovanna D’Arco è impareggiabile… Celestino V è un testimone… Benedetto XVI è un tradizionalista della rivoluzione… Il Vaticano II è il fallimento del Sacro nel mistero…
Nella caduta della Chiesa Papa Francesco è il progressista dei valori inesistenti…
Il concetto della Speranza è immobile davanti al disastro della modernità… La modernità ci ucciderà come uomini, come popoli, come civiltà mentre la cultura cattolica applaude o diventa indifferente…
Io non sono dentro la modernità. Vivo la mia contemporaneità. In questa mia contemporaneità ci sono passaggi di epoche e di tempo. La morale e il moralismo non mi appartengono, ma la certezza del dubbio sì. La Ragione è nei cattolici. In me c’è il mistero degli eretici che non conoscono l’ipocrisia, l’inganno, l’inaffidabilità.
Papa Francesco non mi convince. Posso assicurare che ci sono, proprio in casa mia, discussioni a palle di intolleranza. Io resto nel silenzio della pazienza ma non offro il costato alla spada dei Romani praticanti il Cattolicesimo di razza sinottica. Cerco di varcare quella soglia della speranza…
Perché mai dovrei condividere il buon pranzo quando ci sono popoli che non conoscono il concetto di pranzo?
Vorrei piantare una Croce in ogni mare della dissolvenza… I Gerarchi c’erano ieri… Ci saranno ancora…

di Pierfranco Bruni
Data:  12/11/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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