FORLÍ-CESENA - La Guardia di Finanza di Forlì-Cesena, a conclusione di una complessa indagine, ha portato alla luce una maxi evasione fiscale nel settore della telefonia mobile e denunciato 7 soggetti di nazionalità italiana per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Le attività, coordinate dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Forlì, Dott. Sergio Sottani, e dal Sostituto, Dott. Filippo Santangelo, sono scaturite da una verifica fiscale intrapresa nei confronti di una società forlivese che commercializza prodotti di telefonia.
Tale azienda, con sede a Forlì, operando in un ben collaudato meccanismo fraudolento posto in essere attraverso la partecipazione ed il coinvolgimento di 6 società “sponda” residenti nella Repubblica di San Marino e di 48 società nazionali operanti con il ruolo di “filtro” e "cartiere”, metteva in atto operazioni “pseudo-commerciali” appositamente create al fine di sottrarre l’I.V.A. in danno dell’erario. Tale meccanismo, propriamente noto come “frode carosello”, veniva attuato con il duplice scopo di introdurre nel mercato italiano i telefoni a prezzi notevolmente più bassi e di frodare le casse dell’erario italiano con il procedimento del cosiddetto “lavaggio dell’ I.V.A..”. Infatti, i cellulari attraverso fatture soggettivamente inesistenti risultavano esportati a San Marino e successivamente reimmessi, senza l’assolvimento dell’I.V.A., nel mercato nazionale dei prodotti ad alto contenuto tecnologico e commercializzati a prezzi fortemente scontati, generando così il classico “sottocosto”.
La ricostruzione della filiera commerciale permetteva di appurare che i telefoni cellulari commercializzati in Italia ed acquistati nella Repubblica del Titano, provenivano per lo più da una primaria azienda di telefonia la quale, nel periodo 2007 – 2009 (primi mesi dell’anno) aveva destinato al mercato sammarinese ed ai suoi 30 mila cittadini circa 1 milione e 200 mila telefoni cellulari, raggiungendo volumi di vendite pari a circa 155 milioni di Euro.
L’esame di oltre 14 mila documenti rogatoriali, sequestrati nel mese di luglio a San Marino dalla locale Autorità Giudiziaria su richiesta della Procura della Repubblica di Forlì, ha permesso di ricostruire l’intero giro d’affari e di evidenziare che la maggior parte delle vendite effettuate dalla citata società di telefonia, verso le aziende “sponda” sammarinesi (a cui il Congresso di quello Stato aveva revocato, nel marzo del 2010, le licenze commerciali per gravi irregolarità commesse nell’ambito dei rapporti commerciali intercorsi con l’Italia), erano state poste in essere mediante la predisposizione di appositi contratti di distribuzione, stipulati da alcuni
dirigenti di questa società, direttamente con i responsabili delle imprese estere compiacenti.
Su delega della Procura della Repubblica di Forlì, erano state anche eseguite delle perquisizioni presso le abitazioni ed uffici di quattro dirigenti o ex funzionari dell’area Centro-Nord di Bologna e della Direzione Generale di Roma della società telefonica, che dopo un’indagine interna, ha licenziato i funzionari per aver compiuto atti di “mala gestio”, ha versato circa 16 milioni di euro di IVA e accantonato altri 4,3 milioni di euro per eventuali altre sanzioni, oltre ad aver riorganizzato la struttura e cambiato il management.
Considerata la vastità del fenomeno e le ripercussioni sul biennio della società quotata in borsa è stata anche interessata la Consob che aveva già chiesto delucidazioni alla società.
Sono in corso le notifiche degli avvisi di conclusione indagini ai 7 indagati per reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e, per i “rampanti” dirigenti, anche ostacolo alle funzioni di vigilanza da parte delle Autorità preposta.
gdf
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