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Verso nuove elezioni. E "… di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio"

rocco alessia ROMA - Il dubbio. Mi domando, da lettrice assidua di quotidiani e frequentatrice di cronaca politica, quanto possa essere produttivo prendere le difese di un governo, quello attuale, che a detta di qualcuno, sta colmando il vuoto politico in cui il paese è caduto, cosa di cui sembra ci si sia accorti esclusivamente dopo le ultime elezioni. Mi chiedo con quali argomenti si possa contrastare, nell’odiosa situazione in cui versiamo, il qualunquismo politico di cui soffre la maggior parte del popolo italico, il quale, brandendo il vessillo del “sono tutti uguali”, si chiude in cabina elettorale (sempre in minor numero a dire la verità) ed esprime un voto che non fa altro che far stagnare le cose nella pozza dell’immobilità.
A quel popolo, che già è sfiduciato, disinteressato, spesso ingannato dal Grand-Guignol di nani e ballerine che abitano le istituzioni, non si danno risposte, il voto va a farsi benedire, diventa un optional stagionale, quella cosa informe che ha quasi lo stesso valore dei referendum, strumento democratico di inestimabile valore di cui però in Italia nessuno tiene conto più di tanto.
Le ultime elezioni politiche hanno spaccato il Parlamento in tre parti, per il centrosinistra maggioranza assoluta alla Camera (per un pelo) e relativa al Senato. D’altro canto gli scranni di Montecitorio si affollano di gente giovane che grida a voce alta il problema della “questione morale” (lo faceva già Berlinguer trent’anni fa, ma, anche allora, i più facevano orecchie da mercante, tra cui i cosiddetti “miglioristi”, ala socialista del Pci capitanata da Giorgio Napolitano che a quell’epoca appoggiava la politica, soprattutto quella del lavoro, di Bettino Craxi).
E allora, ecco che, dopo il clamoroso fallimento di Bersani, si fa sentire, prepotente l’esigenza, di un esecutivo di larghe (fin troppo) intese, che rimetta in piedi un paese malato terminale, allo stremo delle forze. Ma forse, chissà, quel malato terminale chiede solo di morire, che gli venga praticata una sana eutanasia, perché vuole risorgere dalle proprie ceneri, vecchia e logora Fenice, che si ostina a non soccombere.
A mio parere, quello che alita sui nostri colli è un Caronte policefalo che non potrà traghettarci verso nessuna sponda. Poiché questo è un mostro manovrato dal filo del ricatto politico, è un esecutivo che non “esegue” giacché intrappolato nelle pastoie del compromesso tra forze che dovrebbero contrapporsi lealmente, democraticamente e non certo condividere il letto.
In un paese che coltivi il senso della decenza, questo mostro avrebbe dovuto capitolare già molte volte fino ad oggi, in soli due mesi e mezzo di vita.
I ricatti dei fedelissimi del signore di Mediaset, il caso del dissidente kazako, le ingiurie del vicepresidente del Senato nei confronti di un ministro della repubblica che ha la pelle scura… in un paese diverso il grillo parlante avrebbe forse ricevuto l’incarico a formare il governo, perché ha spaccato il paese e ha conquistato una valanga di voti (lo ammetto serenamente pur non avendolo votato).
Staremo affacciati alla finestra a guardare, ad aspettare quel miracolo che ci porterà sereni verso nuove elezioni (se qualcuno non deciderà, in base ad un sondaggio che indichi una significativa “rimonta” elettorale, che si possa staccare la spina, senza troppi complimenti verso il tanto osannato “popolo sovrano”… e allora addio pure al governo di “belle speranze”)
Io coltivo tutti i miei bei dubbi e non mi sento nemmeno troppo in colpa se anche Bertolt Brecht recitava “… di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio”.

di Alessia Rocco

elezioni silvio berlusconi
Data:  23/7/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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