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Violenza di genere. Lettera aperta a ministre Repubblica da Spazio Donna

idem-josefa CASERTA - Illustrissima Ministra, difficilmente noi due riusciremo ad incontrarci: io lavoro sul campo da oltre 20 anni nei Centri Antiviolenza del mio territorio e Le assicuro che il problema principale che ho riscontrato è proprio la interlocuzione fattiva con le Istituzioni. Leggo della Sua proposta di costituire una Task Force, un tavolo interministeriale che in modo trasversale coinvolga, oltre al Suo Ministero delle Pari Opportunità, il Ministero della Giustizia e dell'Interno ed anche i Ministeri della Salute, del Lavoro e dell'Istruzione. Un tavolo che operi come osservatorio nazionale di studio sulla violenza di genere e che fornisca progetti integrati che garantiscano una maggiore incisività nel contrasto al problema della violenza di genere.
Ben venga, ma, La prego, non parta però con il piede sbagliato. Intanto la Sua richiesta presuppone che i dati Istat e quelli degli Osservatori già esistenti, come quello di Pisa o Bologna, o non valgano o siano inadeguati. Ci sono poi molteplici protocolli d’intesa operativa già attivi in tante città italiane che coinvolgono le stesse forze che Lei intende riunire. Quindi filtri trasversali di analisi già esistono e probabilmente sono più che sufficienti per lo studio del fenomeno e per la individuazione di progetti integrati. Anche la Sua volontà d‘incontro con le associazioni di certo limitato a quelle più rappresentative che, vista la escalation del fenomeno, non vuol dire le più efficaci – ripercorre percorsi di analisi purtroppo sempre lontani dai fatti concreti.
Quello che voglio dirLe è che i risultati dei tavoli di concertazione sono ben altra cosa del risultato di una donna liberata dall’ossessione di un uomo.
Condivido con le altre donne dell’Associazione Spazio Donna onlus la responsabilità di due Centri antiviolenza della provincia di Caserta. Da oltre 20 anni Spazio Donna gestisce casi infiniti, dalla violenza ed abuso su minori, a ragazze vittime della tratta, a drammi familiari di violenza domestica inenarrabili che hanno come perno sociale la condizione della donna. Spesso operiamo senza alcuna risorsa, come in questa ultima fase delicata dell’economia sociale del nostro Paese, affrontiamo situazioni di estrema emergenza ed abbiamo sottratto davvero molte donne ad una morte certa, riuscendo a svolgere infinite azioni di sensibilizzazione, e di prevenzione.
Se il nuovo governo di cui Lei fa parte sta davvero avviando un nuovo corso della politica, fiduciosa mi permetto di “alzare la voce” con una lettera aperta nella speranza che la legga o che ci siano organi di stampa intenzionati a farla rimbalzare fino a Lei. La causa del fenomeno è atavica, è inutile soffermarsi: ciò che genera la violenza di genere è ciò che ha generato schiavitù, antisemitismo, apartheid, etc. è un problema culturale che prevede azioni a lungo raggio relative alle future generazioni e riguarda rispetto, lealtà e morale delle coesistenze, non solo quelle tra uomo e donna, ed abbracciano politica, amministrazione, istruzione e l’intera società civile. Una crisi di valori che vanno recuperati nella totalità. Ma noi viviamo un fenomeno di totale emergenza! Sono gli aspetti immediatamente pratici che vanno sostenuti!
Il rafforzamento dei Centri antiviolenza è la sola soluzione per affrontare il problema di donne che subiscono violenza perché non sanno dove andare, non sanno con chi parlare. È la richiesta essenziale, la comunicazione fondamentale che, da donne a donne, giunge quotidianamente sempre più pressante. E non poter accogliere, ascoltare, dare risposte concrete, Le garantisco signora Ministra, crea un senso di frustrazione, di dramma preannunciato: ognuna di quelle voci ha un volto che verrà colpito e non possiamo farci niente!
Il fenomeno del femminicidio è pari ad un terremoto constante e de-localizzato: vuole interventi di emergenza al pari del terremoto stesso. Deve consistere nell’azione immediata di accoglienza, vitto ed alloggio per la donna aggredita e per gli eventuali suoi figli con una assistenza concreta di sostegno che le dia certezza di giudizio del dramma vissuto, convinzione psicologica per affrontarlo con indicazioni a ritornare quanto prima una risorsa per la società e non un costo senza sbocchi di reinserimento.
La carenza di strutture adeguate di accoglienza che restano il primo avamposto essenziale nella guerra al fenomeno, resta quindi, tavolo o non tavolo, il perno della questione!

Allora:
1. fissi subito precisi criteri, come del resto previsto dalle direttive europee e internazionali, per realizzare altri Telefoni d’aiuto collegati al 1522, Centri antiviolenza e Case rifugio nel nostro paese;
2. stabilisca precisi indicatori di accreditamento, per poter avviare attività o aprire Centri per le donne che subiscono ogni tipo di violenza, tenendo conto dell’esperienza e della specifica formazione delle Associazioni di volontariato onlus e/o delle Cooperative sociali che realmente da anni lavorano contro la violenza di genere;
3. formalizzi un piano di finanziamento omogeneo per tutti i Centri antiviolenza presenti sul territorio italiano che non sia gestito da Istituzioni Locali e che non discrimini i Centri per collocazione geografica, bensì remuneri le attività effettivamente svolte e i risultati ottenuti;
4. obblighi le Forze dell’Ordine a seguire una formazione istituzionale e adeguata perché non accada più che una donna violata si senta rispondere “Signora torni da suo marito, i panni sporchi si lavano in famiglia”;
5. faccia in modo che negli uffici delle Forze dell’Ordine ci sia sempre una donna ad accogliere e ascoltare un’ altra donna che ha subito violenza.
La certezza non solo dell’esistenza, ma della “consistenza” di un Centro antiviolenza è l’unica condizione che permetterà ad ogni donna a rischio di femminicidio, di compiere quel primo gesto essenziale di tutela dalla violenza: l’allontanamento protetto.
Protetto da persone esperte e qualificate nella sua gestione, supportate operativamente da Forze dell’Ordine, da Amministrazioni motivate e da giovani e giovanissimi di ambo i sessi che possano coadiuvare in quantità oltre che in qualità.
Le nostre forze e il nostro costante impegno sono al servizio di tutte le donne abusate ma quotidianamente siamo travolte dalla ignoranza e inettitudine delle Istituzioni Locali.
Ogni giorno affrontiamo, infatti, casi di indisponibilità di sedi e/o locali per un semplice “timbro” di un funzionario poco incline al tema, fondi stanziati ma non erogati, ostilità e non rispetto per il lavoro svolto, disconferma dei problemi vissuti dalle donne vittime di stalking e di violenza soprattutto domestica!
Io e le mie colleghe restiamo a Sua disposizione e Lei, signora Ministra, ci pensi bene. Ascolti pure tutti ma non trascuri noi.

Tiziana Carnevale
Socia Fondatrice
Associazione Spazio Donna Onlus


Alla c.a. della Gent.ma Josefa Idem
Ministra per le Pari Opportunità
Sport e Politiche giovanili
Largo Chigi, 19
00187 Roma
e p.c. Gent.ma Cécile Kyenge
Ministra per l’Integrazione
Largo Chigi, 19
00187 Roma
Gent.ma Anna Maria Cancellieri
Ministra della Giustizia
Via Arenula, 70
00186 Roma
Gent.ma Emma Bonino
Minstra degli Esteri
Palazzo della Farnesina
Piazzale della Farnesina, 1
00135 Roma
Gent.ma Beatrice Lorenzin
Ministra della Salute
Viale Giorgio Ribotta, 5
00144 Roma
Gent.ma Maria Chiara Carrozza
Ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
Viale Trastevere, 76/a
00153 Roma
Gent.ma Nunzia De Girolamo
Ministra delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
Via XX Settembre, 20
00187 Roma
Data:  27/5/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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