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Morra e i suoi personaggi: gente di carne e sangue che pulsa di vita propria

Gennaro-Morra NAPOLI - Gennaro Morra. Digiti questo nome su Google e ti si apre un mondo inaspettato, che viaggia attraverso varie forme di comunicazione. Quello della letteratura, con il suo romanzo “All’Ombra della Grande fabbrica” (2009), quello delle vignette dissacranti, innestate sulla denuncia del “dissesto” sociale e sugli sproloqui della politica, firmati Gemo (suo pseudonimo) e Zero, alias del grafico Alessandro Tavella, impegnato con lui in quest’avventura tra le immagini. Ed ancora la musica, lui paroliere che presta la sua penna per raccontare la storia delle sabbie avvelenate di Coroglio. Un testo intenso musicato da Oriana Lippa delle Delirious Luminal. Le illusioni ed i giochi di specchi di un sentimento ne “L’Amore che non ero”, musicata e cantata dal gruppo dei Knock Out. Gli articoli-denuncia per il quotidiano la Repubblica (lo stesso responsabile Giustino Fabrizio ha curato la prefazione del suo romanzo d’esordio), scritti con un tono ironico, a tratti crudo, sempre diretto, che non cede il passo alla finta pietà sensazionalistica…
Quando lo andiamo a trovare lui ci viene ad aprire con il suo “mezzo di locomozione” da casa. Eh sì perché Gennaro, affetto sin dalla nascita da tetraparesi spastica in forma grave, che gli ha gravemente compromesso i movimenti e l’uso della parola, non si è perso d’animo ed ha deciso non di “sopravvivere” alla meno peggio, ma di essere nel mondo, con forza e determinazione, e di dire la sua.
Ha fatto di necessità virtù e così per casa si muove utilizzando una sedia girevole dotata di rotelle, mentre quando scende in strada, si sposta grazie ad una carrozzina che funge un po’ da quod, cioè da “fuoristrada” in una Napoli (e provincia) piena di buche, dislivelli e barriere architettoniche di ogni tipo. Una vera “regina” ahinoi, dell’inaccessibilità.
Ma “chi decide di essere nel mondo” ha una pellaccia dura e così Gennaro, Genny o Gemox per gli amici (come recita il suo profilo Facebook) armato di ingegno, buona volontà, pazienza e forza vitale si avvia, lungo le strade partenopee e della provincia, per raccogliere informazioni, denunciare situazioni di degrado, ma anche per godersi una giornata con amici vecchi e nuovi, tra concerti, serate in discoteca ed un drink in un locale (ed anche lì, in una situazione di diletto, non rinuncia al suo spirito battagliero se c’è da denunciare un’irregolarità o un abuso).
“Vivere in una città come Napoli – sottolinea Gennaro – è sicuramente difficile e ‘stancante’, ma è contemporaneamente un’insostituibile palestra di vita, che ti forgia il carattere, insegnandoti ad affrontare le difficoltà più disparate”.
La sua carrozzina, dai raggi colorati, lo aiuta e lo supporta e pure lei ha la sua personale storia.
E già. Perché, essendo vecchiotta ed un po’ “ammaccata”, Gennaro ha provato a sostituirla, seguendo la regolare trafila di richiesta presso la Asl, ma gli è stato risposto che se proprio ne voleva un’altra doveva accontentarsi di un modello più pesante (troppo per i suoi poco più che 40 chili), restituita dalla famiglia di un paziente morto. Se non è taglio alla spesa sanitaria questo…. Così dopo un po’ di battaglie agguerrite, ma rivelatesi infruttuose, Gennaro ha deciso di tenersi la vecchia amica di tante avventure.

VECCHIE E NUOVE SFIDE
Ora Gennaro Morra è alle prese con la stesura del suo nuovo romanzo, ambientato ancora una volta a Napoli, una città delle Sirene contemporanea, dilaniata da contraddizioni ataviche.
Una città che si dibatte tra il fallimento del sogno del “nuovo rinascimento partenopeo” e le faide tra i clan di Scampia per il controllo dei traffici di droga.
“Tutto prende il via – racconta l’autore – dall’arresto esemplare di un assessore e di sua moglie. Un evento che sgretola la facciata di rispettabilità in qualche modo dell’interno microcosmo politico cittadino, facendo emergere il marciume di base, caratterizzato da giri illeciti, scambismo e prostituzione”.
Il nuovo romanzo, arriva dopo l’ottima accoglienza della sua opera d’esordio “All’Ombra della Grande Fabbrica”, edita dalla Cicorivolta Edizioni.
Lì ad essere raccontata è la Napoli degli anni ’80. In particolare l’autore sceglie di narrare le vicende del quartiere di Bagnoli all’indomani della chiusura dell’Italsider (ribattezzata Novasider, attraverso il ricorso ad un artificio letterario che affonda le radici nelle rappresentazioni teatrali dell’antica Grecia).
Questa volta Gennaro trasferisce l’azione letteraria nella Napoli di oggi, che ha raccolto l’eredità, tra fasti e miserie, del nuovo rinascimento bassoliniano, tra promesse e sfide fallite.
Il fil rouge delle due esperienze è lo scegliere di raccontare vicende politiche e socio-economiche “scottanti”, non attraverso la forma del saggio, che arriverebbe ad un pubblico di nicchia, bensì attraverso lo strumento del romanzo che, raccontando le emozioni, riesce ad arrivare ad una platea più vasta e trasversale.
Che tipo di romanzo? Un romanzo corale, dove tutti sono un po’ protagonisti, in un intreccio di vita e di sentimenti, di battaglie e delusioni che lasciano graffi e ferite sulla pelle, così come accade nella vita vera. A confluire tra le pagine la vita quotidiana, la propria e quella degli amici, una delle fonti di ispirazione e forza per Gennaro. La sua e la loro esistenza, riletta attraverso la lente della letteratura. A loro è affidato il racconto di un’epoca, di temi sociali “brucianti”, tra cui quelli delle disabilità (anche di quelle emotive, meno evidenti ma a volte più profonde e disgreganti), e di incroci del destino. Personaggi che, come quelli pirandelliani, risultano meno reali, forse, perché camminano lungo le strade della carta e della scrittura, ma più veri, più autentici. Comun denominare, ponte di passaggio tra la vecchia e la nuova opera letteraria in formazione, lo stile diretto, schietto, sanguigno, graffiante, sempre e comunque scevro da toni “dolciastri” o pietistici.
Ne emergono, ieri come oggi, personaggi “fatti di carne e sangue” che sembrano pulsare di vita propria (ed in effetti è così) ed uscire fuori dalla pagine del libro venendo incontro al lettore.

di Tania Sabatino
Data:  9/1/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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