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Flippers sempre mitici. Al Pequod la band caposaldo del blues made in Italy

flippers 1 OSTIA (ROMA) - Venerdì 28 dicembre 2012: sul palco del Pequod salgono i mitici Flippers, con Benedetto Amoroso alla tromba, Maurizio Moscatelli sax e clarinetto, Romolo Forlai vibrafono, Maurizio Catalano chitarra, Jimmy Polosa pianoforte, Lallo Pascucci contrabbasso e Fabrizio Zampa batteria. In locale con la passione per il blues come il Pequod non poteva mancare una band che rappresenta veramente un caposaldo del blues made in Italy e non solo. Quattro milioni di dischi venduti, una carriera intensissima spesa in locali storici la Bussola, il Sing Song, la Capannina di Forte dei Marmi, il Barracuda di Santa 
Margherita Ligure, l'Excelsior diVenezia. Una line up di musicisti nata dalle file del jazz e attiva anche nel cinema, quello di Totò e dei Watussi. Sono i Flippers e, per un paio d’anni della loro vita, il loro vocalist era addirittura Lucio Dalla che cantava in inglese, inventandosi le parole. Alcuni sono nuovi, altri sono i membri storici. Ancora oggi mescolano generi distanti fra di loro, come alcuni celebri e antichi brani di jazz tradotti in versione cha-cha-cha, twist, surf, hully gully; in generale fanno musica di qualità divertendo e divertendosi.

Quasi due ore di musica che si muove fra classici d’annata, standard tradizionali e brani doc, con standard e classici del jazz e delloswing e brani doc italiani e stranieri opportunamente rivisitati e riarrangiati in chiave moderna: molto buon vecchio swing com A Fine Romance, It Had to Be You, Fly Me To The Moon, All of Me, The Way You Look Tonight. Celeberrimi pezzi di Duke Ellington come Don’t Get Around Much Anymore o la versione originale di quel It Don’t Mean a Thing il cui remix, grazie a uno spot televisivo, è recentemente diventato un hit; evergreen di Louis Armstrong (La vie en rose, Hello Dolly), alcuni cha cha cha dei Flippers e di altre formazioni (Muskrat Ramble cha cha cha, Jada, Turna a Surriento, Patricia, A lo loco, Un poquito de tu amor, Tea for Two); qualche ragtime (come The Entertainer) e qualche piccolo viaggio nella memoria degli anni ’60 (Marino Barreto, Fred Buscaglione, Bruno Martino) o nel jazz di Benny Goodman e Lionel Hampton (Stardust, How High The Moon).

E in bellissime composizioni che fanno parte delle colonne sonore di cult movies come Mon oncle di Jacques Tati, Shining di Stanley Kubrick e Blade Runner di Ridley Scott. O anche dei cartoni animati di Disney. Oltre a offrire molta musica le performance dei Flippers sono anche un piccolo spettacolo che racconta con humour le avventure e le disavventure di una band che suonava nei night club di un’epoca contraddittoria, spesso buia ma in fondo anche divertente come gli anni Sessanta, che il pubblico giovane non conosce ma sulla cui storia è quasi obbligatorio farsi molte liberatorie risate: i sette musicisti, o almeno quelli di loro che hanno vissuto quel periodo, rievocano con la giusta dose d'ironia le loro disavventure, e insieme alle peripezie del gruppo tracciano un curioso quadro di anni nei quali l'Italia viveva un inesistente e finto boom economico, un periodo in cui la censura era pesantissima, ai gestori dei locali mancava solo la frusta, farsi una canna era fantascienza, il sesso era un reato penale e le ragazze che la davano erano praticamente introvabili.

Forse non ci crederete, ma i loro racconti e la loro musica sono qualcosa che i ragazzi di oggi non conoscono e sui quali è impossibile, soprattutto per i giovanissimi, non ridere o alla meno peggio non sorridere.
Quattro milioni di dischi, si diceva. Il loro primo single era Muskrat Ramble cha cha cha e vendette 240 mila copie in una settimana; fra gli altri titoli ricordiamo: Jada, Il cha cha cha dell’impiccato che aveva un testo così cretino che Jimmy Fontana e Gianni Meccia, che lo cantavano in coro con la band, fecero cancellare i loro nomi con un tassello nero dalla copertina del 45 giri. Il celeberrimo I Watussi, realizzato insieme al cantautore Edoardo Vianello, un milione di copie vendute del singolo, ma soprattutto un secondo posto ad un celebre Cantagiro dopo una strenua battaglia con Peppino di Capri.
La formazione, fino alla tarda primavera 2005, è stata quella originale al completo, con Max Catalano alla tromba, Romolo Forlai al vibrafono, Jimmy Polosa al piano (fu uno dei membri fondatori, e dopo di lui è entrato nel gruppo Franco Bracardi), Maurizio Catalano alla chitarra e Fabrizio Zampa alla batteria.

Jimmy Polosa, che fu il primo pianista del gruppo, venne poi sostituito da Bracardi, diventato poi compagno di palco di Maurizio Costanzo e purtroppo scomparso nel 2005. Dalla sua "rifondazione" alla band si sono aggiunti altri due musicisti: sono il clarinettista e sassofonista Maurizio Moscatelli e il bassista Lallo Pascucci. Di recente, infine, un nuovo e giovane trombettista, Benedetto Amoroso, ha sostituito Massimo Catalano. Ciascuno dei vecchi e nuovi Flippers nella vita fa altre cose: Catalano fa Catalano e passa le sue giornate a Amelia, dove vive da anni. Jimmy Polosa si occupa di supercomputer e tiene conferenze in mezzo mondo. Zampa fa il giornalista e lavora dal lontano 1970 al quotidiano Il Messaggero. Maurizio Catalano faceva il discografico e adesso si prepara a fare il giro del mondo in barca a vela. Forlai continua a coltivare la musica fra Roma e il suo castello nelle campagne marchigiane, a San Severino. Lallo Pascucci e Maurizio Moscatelli insegnano musica nellescuole. Benedetto Amoroso fa la spola con la valigetta della sua fedele tromba fra Roma e Palermo, che è la sua città.
Data:  27/12/2012   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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