CASERTA - Quando uno dice: “chist è o mio”, s’adda mettere paura. È una cosa grande assaje. Nu si’ chiù padrona ‘e te, si rice a n’ato: “tu si’ dd’o mio.” Mio.’ Sono queste le parole tratte da “Napoli, 1647. Rivoluzione d’amore” di Marilena Lucente, uno degli spettacoli protagonisti di questa stagione teatrale, quella 2012/2013 del Teatro Civico 14 di Vicolo della Ratta, a Caserta.
Una stagione che promette grandi sorprese in una realtà difficile come quella casertana, dove l’arte e la cultura si sono da sempre dovute scontrare con una radicata mentalità troppo commerciale.
Ma certe volte le porte si aprono, e si sono aperte anche a Caserta, dove poco più di due anni fa è nato questo formidabile esperimento che porta il nome di Teatro Civico. Civico nel senso di condivisione della cittadinanza, di amore per la propria città, non sempre assistita dalle proprie Istituzioni.
Il teatro è infatti un esempio di attività autofinanziantesi, che spesso mette a dura prova le possibilità di lavorazione. Ma non la voglia di lavorare, quella no. Se il Teatro Civico 14 oggi si presenta a noi sarà perché alcune volte il senso di cittadinanza è così forte da sfidare tutte le porte chiuse in faccia da un’Istituzione che piange soldi. E non sorregge, alcunché.
E se nello spettacolo di Marilena Lucente si recita “Chist è o mio”, noi diciamo qui ‘questo è nostro’. Il Teatro Civico è nostro. È nostra la bellezza di questa terra che si rivela, nonostante tutto, tra le righe, che si ritrova e rimbomba in iniziative come questa.
Ed è per questo che oggi si apre la quarta stagione, ricca di nuove produzioni, rassegne ed attività rivolte a tutti, che propongono percorsi tra musica, arte, letteratura e video, nel teatro e per il teatro.
Un teatro che sia sempre ricerca di umanità, in cui ritrovare l’artigianalità perduta e la voglia di fare; un teatro che vive e si reinventa in un processo creativo che non può morire, che chiede di non finire.
La nuova stagione è un tripudio di volontà ed aspirazione: si parte il 6 ottobre con “La Venere dei Terremoti” di Manlio Santanelli, per la regia di Roberto Azzurro, che porta in scena uno sperimentalismo linguistico d’avanguardia. Si procede con “Cafone!” di Antonella Cilento, con Gea Martire che veste i panni di una brigantessa sannita in rivolta contro i piemontesi, “Dongiovanna/ Corpo senza qualità” di e con Giovanna Giuliani, liberamente ispirato al libro della filosofa Fabrizia Di Stefano Il corpo senza qualità, “A Ragna” della compagnia I Movimento, un progetto di Ilaria Migliaccio con Valentina Carbonara, unica protagonista di un lungo monologo in cui interpreta una vedova di camorra, madre per dovere, indurita dal tempo.
Tra tutti i quaranta spettacoli segnaliamo “Voce”, scritta diretta ed interpretata da Paolo Musìo e “Bukowski-A Night With Hank” di Francesco Nikzad, diretto ed interpretato da Roberto Galano.
Non mancano spettacoli legati al sociale, come “Ci Posso Offrire Qualche Cosa?” di Emanuela Giordano con Claudia Gusumano e Laura Rovetti, che racconta la vicenda umana e giudiziaria del magistrato Paolo Borsellino, simbolo della lotta alla mafia, e “L’Ultimo Pezzo di Cotone di Zucchero” di Pippo Cangiano, storia di Alzheimer, Mamù e del figlio disabile Filippo, con Giovanni Allocca e Ida Anastasio.
Da ricordare anche il ritorno dei Mutamenti, con “Cirano”, adattamento del “Cyrano de Bergerac” di Rostand curato da Luigi Imperato e Rosario Lerro.
Un’energia che sprizza in ogni data, a partire dal 6 di ottobre per finire al 26 di maggio. Un’energia che non si esaurisce, ma si trasmette e si ritrasmette da corpo a corpo, che diventa attività e idee originali, come “Sciapò/Al Civico col Cappello”, sette appuntamenti, ogni venerdì da ottobre ad aprile, in cui si riprende il vecchio modo di fare teatro, alla maniera della Commedia dell’Arte: ingresso libero e uscita a cappello, nel cui gesto di offrire liberamente qualcosa in un cappello si rinnova il legame scambistico tra attore e spettatore, in un continuo donarsi e sentirsi che non ha mai fine.
Tra gli spettacolo di questa rassegna “Rosa Nurzia (Pena de l’Alma)” scritto ed interpretato da Ciro Esposito per la regia di Valentina Carbonara, “Napoli, 1647. Rivoluzione d’Amore” dell’autrice Lucente, con Ilaria Delli Paoli e Roberto Solofria alla regia, e “Malammore” di Ilaria Cecere, con Annamaria Palomba.
Energia che si riversa in iniziative fruttifere come la rassegna di letture pubbliche di poesia, a cura di Eugenio Tescione e Ortensia De Francesco, o i Laboratori Teatrali per bambini, ragazzi e adulti; il Corso di Scrittura creativa e Alfabetizzazione per il cinema di Angelo Cretella e Alessandro Lanciato, in collaborazione con Blow Up film, il Corso di Fotografia di Marco Ghidelli o il Corso di Bioenergetica di Antimo Navarra.
Infine, continuerà la collaborazione con Floriana Figliomeni e l’Associazione Artemisia, che si occuperanno di corsi di Tai Chi Chuan, la nota ginnastica cinese che porterà un po’ di freschezza orientale negli interni del Civico 14.
Insomma, una stagione succulenta, ricca di appuntamenti e di persone, per celebrare il teatro come luogo di incontro e piattaforma artistica, come luogo del noi e non dell’essi. Perché il Civico ci appartiene, ci chiama, ci reinventa, ci forma. Perché il Civico è nostro, e non solo se abbiamo “senso civico”.
Il Civico ha riaperto le porte. A noi.
di Stefania Mastroianni
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