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Celebrations of the International Day of Democracy. Terzi: tolerance and peace

terzi ministro2 ROMA - Discorso del ministro degli Affari esteri d'Italia Giulio Terzi. Celebrations of the International Day of Democracy - Promoting tolerance and peace (Camera dei Deputati, 15 settembre). Vice-Presidente della Camera dei Deputati, Maurizio Lupi, Assistant Secretary General delle Nazioni Unite, Thomas Stelzer, Onorevoli Presidenti, Deputati e Senatori, Signore e Signori,
sono lieto di rivolgermi a questa assemblea di parlamentari provenienti da tutto il mondo, nella giornata internazionale della democrazia e nella sessione conclusiva di questa Conferenza promossa dal “Global Center for ICT in Parliament” su impulso delle Nazioni Unite e dell’Unione Interparlamentare.

In questa giornata internazionale della democrazia, il mio, il nostro pensiero va al brutale e infame attentato di Bengasi, che è costato la vita all’Ambasciatore americano e ai suoi collaboratori. Questi uomini coraggiosi erano impegnati in prima linea - come tanti operatori italiani di pace attivi in Libia - per sostenere un popolo che vuole costruire il proprio futuro di libertà. Vorrei allora ribadire la ferma volontà dell’Italia di continuare ad accompagnare la Libia nella transizione verso la democrazia, aiutandola a contrastare coloro che vogliono sabotare con il terrore e la barbarie tale delicato processo. Con l’elezione del Primo Ministro, Mustafa Abu Shagur, la nuova Libia ha confermato la propria fiducia nel suo percorso democratico.

Inaccettabili violenze si sono registrate nelle ultime ore anche in altri Paesi. Alzare la tensione, provocare, fare esplodere conflitti è lo scopo che si prefiggono coloro che offendono la sensibilità religiosa. Rifiutiamo con sdegno tale disegno di destabilizzazione. Le componenti democratiche delle nostre società devono impegnarsi ancora di più per scongiurare il rischio che le differenze di credo siano strumentalizzate dagli estremisti. Occorre aumentare gli sforzi in favore del dialogo. E’ allora ancor più importante celebrare oggi la democrazia e riaffermare i valori su cui essa poggia.

Vi sono democrazie più stabili e meno stabili, più inclusive e meno inclusive, ma - dai tempi degli antichi greci - le regole democratiche esprimono tecniche di convivenza pacifica, con le quali si risolvono i conflitti sociali, si compongono i contrasti tra maggioranza e minoranze, si ammette il dissenso e si assicura il rispetto delle minoranze etniche e religiose. Il Parlamento è un garante fondamentale di tali principi. Dove le aule parlamentari sono chiuse o ridotte a scatole vuote, non è solo il dibattito democratico a essere negato, ma anche la pace è in pericolo. Sono quindi lieto di essere di fronte a voi, rappresentanti eletti e custodi della democrazia e della pace dalle minacce dell’autoritarismo e dell’estremismo violento.

Mi fa piacere riscontrare una tendenza positiva: negli anni Settanta solo un quarto degli Stati poteva essere definito democratico; tale percentuale aumentò intorno al 40% all’inizio degli anni Novanta e - da alcuni anni, secondo i dati di Freedom House - si attesta al 60%. La democrazia non si costruisce in un giorno, ma va difesa ogni giorno. Anch’io, come il Segretario Generale delle Nazioni Unite, che ho incontrato la scorsa settimana a Torino, credo molto nell’importanza prioritaria dell’educazione alla democrazia e allo Stato di diritto. L’Italia è stata tra i Paesi promotori della Risoluzione sull’educazione e formazione ai diritti umani adottata a dicembre dalle Nazioni Unite.

Il decisivo terreno di sfida è nelle menti dei giovani. Dei giovani cresciuti in democrazie consolidate e che talvolta danno per scontato ciò che non è affatto scontato. E, soprattutto, dei tanti giovani che non hanno avuto questo privilegio. In particolare nelle democrazie in transizione, in cui le nuove generazioni rappresentano circa la metà della popolazione, educare i giovani ai diritti e alla democrazia è un investimento lungimirante. Formazione ed educazione sono inoltre essenziali per sottrarre i giovani alle lusinghe della propaganda integralista di gruppi terroristici, come Boko Haram, e per fare emergere in tutta evidenza le falsificazioni del fondamentalismo. Accolgo quindi con entusiasmo l’invito rivolto in questa giornata speciale dal Segretario Generale delle Nazioni Unite a lavorare insieme “to bring democracy education to all, and in particular, to those societies in transition that need it most”.

Abbiamo bisogno della mobilitazione di Governi, Parlamenti e società civile. Anche le nuove tecnologie, internet e i social network possono aiutarci. E’ importante promuovere contatti per superare le barriere. Ma occorre anche vigilare, perché i nuovi media, come ci indica la tragica realtà di questi giorni, possono essere strumentalizzati da chi vuole aizzare gli animi. Dobbiamo anche scongiurare il rischio di alienazione insito nel divario tra coloro che hanno l’accesso a internet e all’informazione e coloro che ne sono esclusi. Il fenomeno interessa tutti noi, traducendosi in una domanda di trasparenza e nell’esigenza di rendere più accessibili gli atti e le comunicazioni di Governi e Parlamenti. L’ampia partecipazione a questa Conferenza indica che voi avete colto il senso profondo di questa sfida. Questa missione è anche la mia. Il web e i social network sono entrati nella quotidianità della diplomazia italiana. L’Italia ha inoltre promosso la risoluzione approvata dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulla protezione della libertà di espressione su Internet.

Nessuno però può illudersi che internet e i social network potranno mai anche minimamente sostituire il ruolo vitale del Parlamento. Credo fermamente in quanto disse Alcide De Gasperi, uno dei Padri fondatori dell’Italia democratica e dell’Unione Europea: “al di fuori del sistema parlamentare non c’è salvezza, non c’è libertà individuale e personale […]. Le nostre libertà religiose, spirituali, morali, materiali e personali saranno perdute se non difendiamo il Parlamento”.

La difesa dei valori della dialettica parlamentare non è solo essenziale per le nostre libertà, ma anche per promuovere la pace e la crescita economica. La diplomazia italiana fa leva su tali valori per prevenire e risolvere le crisi, e per favorire la ricostruzione post-conflitto. In particolare, nelle 28 missioni internazionali di pace alle quali partecipa in 21 Paesi, dall’Afghanistan ai Balcani fino al Libano, l’Italia mette a disposizione della popolazione locale la cultura del dialogo e la capacità di ascolto, il rispetto della diversità di opinioni e il principio di civiltà in base al quale l’avversario non è un nemico da distruggere ma un interlocutore con cui è necessario confrontarsi. Con questo nostro approccio contribuiamo a comporre fratture etniche e sociali, ponendo le condizioni per la riconciliazione e la ricostruzione. Pluralismo e istituzioni inclusive sono i presupposti che, nella storia delle nazioni, hanno favorito l’innovazione, gli investimenti e la crescita sostenibile.

Non sempre si riesce però a far prevalere il dialogo e a fermare la mano di chi semina violenza, come quella del brutale regime siriano. L'uso indiscriminato della forza contro il proprio popolo è uno dei crimini più barbari, ma anche una misura illusoria. Una rivolta si può soffocare con l’esercito, ma l'anelito di libertà e democrazia di un intero popolo non può essere represso con le armi. Le idee sono incisive e testarde: riescono a penetrare dove gli eserciti non possono.

La crisi del regime siriano è irreversibile, anche se avvertiamo un forte senso di urgenza per far cessare al più presto i terribili massacri e soccorrere sul piano umanitario quelle popolazioni. La transizione democratica dovrà essere guidata dal popolo siriano. La Siria ha però bisogno del contributo di tutti. L’Italia sta facendo la sua parte, anche con aiuti umanitari. Chiedo anche a voi di mettere a disposizione degli architetti del futuro Stato siriano e di tutti gli altri Stati impegnati nella transizione democratica la vostra esperienza per assicurare rappresentatività a tutte le voci, anche a quella delle minoranze religiose.

Signore e Signori,
non c’è nulla di autenticamente religioso nella negazione della libertà e nella violenza. Scopo della religione è unire nel segno della pace. Ma gli estremisti e i terroristi cercano di dividere l’umanità, imponendo agli altri la loro brutale verità. La sfida rimanda ai valori di tolleranza, dialogo e convivenza pacifica, di cui il Parlamento è il vero custode. In questa speciale giornata, voglio rendere omaggio al vostro alto impegno per la libertà e la democrazia, formulando - a nome del Governo italiano - i miei più calorosi auguri di successo alle vostre iniziative.
Data:  15/9/2012   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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