REGGIO EMILIA - Agli appassionati di danza la Fondazione I Teatri ha riservato una stagione fatta di dodici coreografie, di cui quattro in prima italiana, con la partecipazione di Compagnie italiane e internazionali. La campagna abbonamenti si sta svolgendo in questi giorni in biglietteria e si concluderà il 18 settembre, mentre la stagione partirà poco dopo (13 e 14 ottobre Teatro Valli) con l’atteso Canto per Orfeo di Mauro Bigonzetti, coprodotto da Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto con I Teatri e a Stimmen Festival. Un lavoro raccolto, “da camera” che raccoglie tutti i misteri dell’animo umano, con musica originale e tratta dalla tradizione italiana, eseguita dal vivo.
Seguirà il Ballet de Lorraine (20 ottobre, Teatro Ariosto, anche parte del Festival Aperto) che presenta un programma di tre titoli di coreografi diversi, ciascuno dei quali altamente rappresentativo della danza contemporanea. Si tratta di Paulo Ribeiro (White Feeling, prima italiana), talento portoghese della coreografia nel pieno dell'attività, autore di una danza totale fatta di fantasia e muscoli; di Maguy Marin (Duo d'Eden, pima italiana), con un lavoro sull'amore e l'età dell'innocenza di grande precisione e sobrietà; di Merce Cunningham (Fabrication), grande imprescindibile maestro del contemporaneo.
Da sempre il Lago dei Cigni è paradigma di biancore ed europeità: al Teatro Ariosto (30, 31 ottobre Teatro Ariosto) diventa nero e africano nel Swan Lake di Dada Masilo, danzatrice prodigiosa da Johannesburg e coreografa fuori norma, che si appropria delle musica, dei tutù e delle punte con la forza di una compagnia di undici danzatori africani.
La Tero Saarinen Company del coreografo finlandese Tero Saarinen (26 gennaio, Teatro Ariosto) presenta due sue creazioni: Absent Presence, per sette danzatori e il solo Hunt, la sua acclamata versione de La Sagra della Primavera.
Ritorna a Reggio Emilia (9 febbraio, Teatro Valli) il Ballet Preljocaj di Angelin Preljocaj, coreografo francese di origine albanesi. A Reggio Emilia sceglie di integrare il testo di Laurent Mauvignier, Ce que j’appelle oubli, opera di finzione ispirata a un fatto realmente accaduto in un supermercato di Lyon. Un giovane uomo picchiato a morte da quattro agenti per aver bevuto sul posto, senza passare dalla cassa, una lattina di birra. Riflessione politica sulla violenza sociale, il testo è anche espressione di empatia verso un corpo-vittima.
Cristiana Morganti danzatrice del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch da 18 anni e propone (15, 16 febbraio, Teatro Cavallerizza) Moving with Pina, un viaggio nell’universo di Pina Bausch, visto dalla prospettiva del danzatore.
La Serata Stravinskij (9 maggio, Teatro Valli) chiude la stagione con due cavalli di battaglia di Aterballetto, con coreografie di Mauro Bigonzetti: la bellezza estetizzante e algida di Les Noces e del Sacre, con la sua potenza tellurica. Fra queste si inserisce Intermezzo, sempre di Bigonzetti e sempre su musiche di Stravinskij, una danza “concertante” e nuovissima che ha debuttato poche settimane fa a Milano.
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