ROMA - All’inizio del libro King scrive: devo molto allo scomparso Richard Bachman per l’aiuto e l’ispirazione che mi ha dato. Senza di lui questo romanzo non sarebbe stato scritto. Stiamo parlando di La Metà Oscura, di Stephen King (1990 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.). Per chi non lo sapesse, Bachman è stato lo pseudonimo dietro il quale King ha scritto alcuni suoi romanzi. E perché ringrazia proprio lui? Perché questo romanzo descrive in un modo particolare il rapporto fra scrittore e pseudonimo!
Ambientato nello scenario dell’immaginaria Castle Rock, famosa cittadina che King ha usato per ubicare diversi altri romanzi, ripropone qua e là personaggi, appunto, comparsi in altri libri; dando l’idea di un posto reale, con gente reale che già si è conosciuta.
Il protagonista, Thaddeus Beaumont, è uno scrittore, sposato con Liz e padre di due gemelli. Per qualche tempo ha scritto con lo pseudonimo di George Stark.
Poi, un giorno, in seguito a un ricatto da parte di una persona di pochi scrupoli che ha scoperto il suo segreto, decide di… ucciderlo.
Rivela, cioè, al mondo intero che Stark altri non era che lui e, per una rivista, inscena pure la sepoltura del suo alter ego.
Ma Thad non sa che quando era piccolo, il tumore che gli era stato asportato dal cervello, altri non era che il suo gemello mai nato. La sua metà oscura.
E ora Stark non ha nessuna voglia di rimanersene buono buono nella sua tomba: torna in vita!
Anzi: diciamo che nasce in carne e ossa! Già adulto, così come Thad lo aveva immaginato.
Un gemello diverso: agile tanto quanto Thad è goffo. Malvagio, assetato di sangue e di vendetta.
Uccide tutti quelli che nella rivista hanno avuto a che fare con la sua “morte”, quindi va in cerca di Thad, per costringerlo a riscrivere col suo nome, perché, a quanto pare, la sua vita sarà di breve durata se non riuscirà a scrivere: George si sta sciogliendo!
“La metà oscura” è uno dei tanti libri riusciti alla perfezione, di King. Un romanzo che occhieggia il paranormale, penetrando nell’horror. Accompagnando il lettore, pagina dopo pagina, col fiato sospeso in un mondo alieno.
Saranno dei passeri, noti nella mitologia come psicopompi, cioè accompagnatori nel regno dei morti, che aiuteranno Thad a disfarsi del suo mister Hide.
Scritto, secondo il mio parere, con quella mano sicura, spudorata e un poco “cattiva” del miglior King. Dico questo perché, nei suoi testi più recenti, lo scrittore si è “ammorbidito”, rispetto ai libri nei quali le frasi tracciavano righe nere come solchi ben arati.
Un romanzo datato, ma di sicura efficacia.
di Miriam Ballerini
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