ROMA - Un’antica leggenda narrava che un imperatore cinese periodicamente ascoltava le musiche che si suonavano nel suo impero per capire con quale mentalità ragionassero i suoi sudditi. Lo facevano per magia? Per divinazione? Per abitudine? No! La sua era una vera e propria perizia medica. Per analogia, oggi qual'è la "musica" che si suona nel nostro “impero”, cioè nella nostra società?
La perizia medica è impietosa: la nostra società ha perso il "linguaggio simbolico"? Sempre meno si "suona" il linguaggio dei simboli perché la cultura dominante li ha bollati come vecchi, superati e quindi da reprimere.
E' dagli anni ‘60 che i Valori-Simbolo vengono considerati alla stregua di “catene" e quindi da recidere.
Già qualche decennio prima una psicanalista, Melanie Klein scriveva: "è in corso una inversione del processo di simbolizzazione o più esattamente un processo di sublimazione. Una società che si era costruita su grandi riferimenti simbolici si ritrova oggi a doverne constatare il corrosivo regredire di senso. La Patria sta diventando interesse collettivo più che identità nazionale; la Religione sta diventando religiosità individuale; il Popolo sta diventando moltitudine di massa; la Famiglia sta diventando un contenitore di soggettività a moralità multiple; la Ragione sta diventando "petite raison"; il Lavoro sta diventando un’operazione di secondo livello rispetto all’arricchimento facile con mezzi facili; l’etica sta diventando un elenco di indicatori di social responsability;, la Passione si sta sfarinando in pulsioni".
Orbene, questi processi secolari (nati con la rivoluzione francese e proseguiti con la rivoluzione bolscevica e la sessantottina) hanno corroso le idee comuni e le convergenze sociali e hanno ridotto il tutto in mucillagine, in poltiglia.
Ma se il dettato evangelico “dai frutti li riconoscerete” è vero, mi sembra di poter affermare che il frutto è immangiabile. Forse quelle che venivano giudicate “catene” non erano così male, anzi forse erano cordoni ombelicali al punto che averli recisi ha determinato la morte del corpo sociale.
E forse non hanno del tutto torto coloro che affermano che l’attuale crisi non è una crisi economica ma una crisi antropologica.
E allora che fare? Un nuovo Sant’Ambrogio oggi cosa farebbe, sembra che ci stia domandando il grande Benedetto XVI, nel discorso agli amministratori di Milano?
Jacques Derrida ci ricorda che “in principio erano delle rovine”. Cosa ci vuol dire il filosofo francese?
Che prima di esserci rovine, prima, all’inizio, in principio appunto, c’era qualcosa. Un qualcosa che nel tempo è stato distrutto e che oggi bisogna ricostruire. Ecco perché bisogna ripartire dai Principi.
Il Cristianesimo realizzò un nuovo umanesimo, riconoscendo nei fatti la dignità della Persona, cosa fino ad allora sconosciuta.
Donne, bambini, ammalati, anziani, poveri, carcerati, affamati di giustizia, prima di Cristo erano degli emarginati, dei calpestati, addirittura erano inesistenti. Solo il cristianesimo li ha valorizzati e da quel momento li ha riconosciuti Persone.
E oggi, di fronte a questa crisi antropologica dalle conseguenze devastanti che si fa?
Benedetto XVI ci dice che come Cristo, come Sant’Ambrogio, bisogna ripartire ancora una volta dalla riscoperta della Dignità Umana.
Quante donne, in molti Paesi al mondo, sono calpestate nella loro dignità? E che dire dei bimbi abortiti che hanno meno diritti dei cuccioli di un cane? E gli anziani e gli ammalati che sono minacciati da legislazioni eutanasiche?
La nostra società per risorgere deve ripartire di nuovo da qui, dai Valori-Simbolo, dai Principi.
E agli amministratori alla Sant'Ambrogio che vogliono lasciare il segno nella storia, non resta che diventare "ricostruttori indomiti di Città distrutte" .
di Alessandro Pagano Camera dei Deputati
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